Sei mesi di reclusione al professore di sostegno di un istituto tecnico di Lecce per aver esagerato con i metodi di correzione usati in classe. È il conto deciso dal giudice monocratico di Lecce per un docente che era finito sotto processo: il giudice Giovanna Piazzalunga ha anche stabilito che la pena sia sospesa e la non menzione. La responsabilità penale dell'imputato, in primo grado, è stata accertata solo per vicende riguardanti due alunni. Mentre per altri cinque episodi, c'è stata assoluzione per la «particolare tenuità del fatto».
Cosa è successo in classe
Si parla di botte, strattonamenti e pizzicotti. Di offese e umiliazioni costate all'uomo, originario della provincia di Lecce, l'accusa di abuso di mezzi di correzione.
Inizialmente erano contestati i maltrattamenti, poi l'accusa è stata riqualificata.
I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2013 e il 2014. Stando alle ricostruzioni il professore avrebbe colpito con un calcio un alunno, facendolo sbattere contro un muro. Avrebbe proferito parole ritenute offensive a una ragazza che stava facendo merenda.
Erano poi stati narrati anche altri fatti: bottiglie lanciata, schiaffi sul collo, e anche allusioni a sfondo sessuale non particolarmente gradite a quanto pare da chi ne era stato destinatario.
Le denunce erano partite dai genitori delle presunte vittime, che si erano costituiti parte civile con l'avvocato Giuseppe Minerva e che hanno ottenuto un risarcimento del danno complessivo di 17mila euro.
Il giudice ha anche stabilito, nel dispositivo, la trasmissione degli atti al pubblico ministero per valutare eventuali ipotesi di falsa testimonianza a carico di quattro alunni e due docenti che durante il processo, ascoltati come testi, avrebbero cercato di difendere l'imputato forse minimizzando quanto accaduto.
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