Bollette troppo care: l'azienda di Galatina costretta a mettere gli operai in cassa integrazione

Bollette troppo care: l'azienda di Galatina costretta a mettere gli operai in cassa integrazione
di Pierpaolo SPADA
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Venerdì 23 Settembre 2022, 13:43

Gli accorgimenti su prezzi e prodotti non bastano più. In Puglia scatta l'ora della cassa integrazione per contenere gli effetti delle bollette milionarie. La prima richiesta è firmata ZincoGam spa: l'azienda salentina amministrata dalla famiglia Giurgola di Galatina si dice costretta a far ricorso all'ammortizzatore ordinario per almeno 13 settimane a partire dal prossimo 3 ottobre.

Che si tratti di un evento connesso alla crisi energetica internazionale scatenata dalla guerra in Ucraina è deducibile dalla motivazione contenuta nella comunicazione trasmessa tre giorni fa a sindacati (FiomCgil, FimCisl e UilmUil) e Rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) da Confindustria Lecce per conto della società con sede a Galatina, tra le aree industriali più robuste della provincia. «Vi informiamo che l'impresa, a causa di una forte contrazione di ordini e commesse, anche a causa degli abnormi aumenti dei costi energetici, è costretta a ricorrere alla cig ordinaria per complessive 78 unità lavorative, fino al 31 dicembre 2022.

La ripresa a pieno regime dell'attività produttive è prevista per il giorno 2 gennaio 2023», recita la lettera. Che sa di vera e propria denuncia. Quanto di più temuto fino a 24 ore fa dalle stesse associazioni di categoria comincia, dunque, a verificarsi.

I timori di Confindustria

«Ora dopo ora, il sistema delle imprese rallenterà ulteriormente o fermerà le produzioni e non potrà più permettersi di non licenziare. Lo Stato intervenga per pagare le bollette alle aziende oppure a breve sarà costretta a pagare a tutti la cassa integrazione», affermava ieri su queste pagine il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, commentando il caso - ormai popolare nel Paese - di Spiridione Strafino, l'amministratore della Royal gelati di Monteroni di Lecce che a Quotidiano ha raccontato di aver visto lievitare oltre il milione di euro il costo del consumo di energia della sua fabbrica ma di non esser in alcun modo intenzionato a licenziare i suoi dipendenti.


«I costi dell'energia sono quintuplicati. Quindi, se il nuovo governo non partirà dal presupposto che deve combattere anche la speculazione non ne usciremo. Auspico che quanto prima si introducano misure strutturali con progettualità di breve, medio e lungo periodo per consentire a tutte le imprese di lavorare e alle famiglie di sostentarsi», l'inciso del reggente di Confindustria Lecce, Nicola Delle Donne. In campo per ora c'è il decreto Aiuti ter. Ma a quanto pare è ritenuto insufficiente per affrontare la tempesta che le imprese stanno già affrontando da qualche mese e, fortunatamente, senza fin qui far registrare eccessivi cedimenti. I numeri e le testimonianze che provengono da ogni provincia della Puglia dicono che l'intensità delle sofferenze sta aumentando. E che per le aziende energivore la crisi si sta acuendo rapidamente, anche laddove la dimensione dell'industria e del business che genera è consistente. ZincoGam - che non manderà a casa i 78 dipendenti, ma farà ruotare in cassa una quota di essi - non è certo l'ultima arrivata: operativa dal '91 per sopperire all'esigenza di zincare a caldo i serbatoi in lamiera prodotti e commercializzati dall'altra azienda di famiglia, Giurgola srl (attiva dal '78), oggi rappresenta una realtà leader sul territorio e operante per conto terzi, dal 2020 presente sul mercato anche con il brand Cologram, per la sabbiatura e la verniciatura industriale. Il ricorso alla cassa integrazione ordinaria potrebbe ritenersi doveroso già nelle prossime ore in altre zincherie del territorio, come nelle fonderie e nelle vetrerie, oltre che nelle realtà ceramiste, sul cui stato, pochi giorni fa su queste pagine, si è espresso il presidente di categoria provinciale, regionale e nazionale di Confartigianato, Antonio Colì.

Un problema europeo

«Il problema è europeo», ha riconosciuto anche l'amministratore di Fiusis (centrale a biomasse), Marcello Piccinni. Ma appare ancora lontano dall'esser risolto, al pari del conflitto in Ucraina - dal quale il nodo dipende - giunto al nuovo pericoloso bivio annunciato dalla Russia. Terza guerra mondiale oggi è per tutti. E il suo primo effetto in Puglia affiorava quasi 7 mesi fa, il 3 marzo: «Siamo spiacenti di comunicarle che a causa dell'incertezza attuale dobbiamo chiederle di non produrre i nostri ordini in sospeso senza la nostra conferma. Se ha intenzione di produrre un ordine, per favore, si informi preventivamente. Se ha già prodotto degli ordini, la preghiamo allo stesso modo di informarci», scriveva all'azienda vitivinicola salentina Apollonio un importatore russo.
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