Beni confiscati ai boss della Scu, ma nessuno li vuole: il bando per la gestione va deserto. «Non è un bel segnale»

Beni confiscati ai boss della Scu, ma nessuno li vuole: il bando per la gestione va deserto. «Non è un bel segnale»
di Matteo CAIONE
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Lunedì 29 Giugno 2020, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 12:59
Nessuno si è fatto avanti. Sono andati deserti i bandi per l'assegnazione a titolo gratuito dei beni confiscati alla mafia. Nemmeno una proposta di gestione è arrivata al Comune di Monteroni entro la scadenza fissata per lo scorso 15 giugno. Tuttavia, si tratta di un nulla di fatto non ancora definitivo. Il commissario straordinario, il viceprefetto vicario Guido Aprea, ha infatti prorogato i termini della selezione pubblica fino al 30 giugno. C'è tempo, quindi, fino a domani per far pervenire a Palazzo di Città un progetto per l'acquisizione gratuita quinquennale e per scopi sociali dei beni sottratti definitivamente alla criminalità organizzata.

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Una defezione che suona come una sconfitta. E che pone diversi punti interrogativi. «Non è bel segnale», commenta il commissario Aprea. «Ovviamente, non ci fermeremo. Non c'è nessuna norma - afferma - che impone la procedura della selezione pubblica. Abbiamo percorso questa strada per conferire ulteriore trasparenza, ma il Codice Antimafia prevede l'assegnazione diretta per finalità sociali dei beni confiscati. E se, nonostante la proroga, nessuna associazione o cooperativa presenterà un progetto, valuteremo eventuali altre proposte e comunque si arriverà all'affidamento degli immobili. Di certo non torneremo indietro». L'auspicio è che, al di là dell'esito dei bandi, ci sarà comunque una nuova vita per i quattro immobili, presenti sul territorio di Monteroni, tolti alla Scu tra il 2015 e il 2017. Quattro mesi fa, lo stesso viceprefetto, a poche settimane dal suo insediamento a Palazzo di Città, aveva denunciato la presenza di «una cappa che sovrasta il paese». «Non bisogna aver paura di sostenere apertamente la legalità», sottolineò Aprea.

Un appello che ora rilancia con forza. «Ognuno deve fare la propria parte, le istituzioni da un lato, i cittadini dall'altro. La mancata partecipazione ai bandi - evidenzia il commissario - è un problema che investe il territorio in tutte le sue sfaccettature. L'assenza di qualsiasi risposta non è un segnale incoraggiante. Eppure lo Stato c'è ed è al fianco delle comunità. In questo caso, proprio nei mesi scorsi, abbiamo proceduto allo sgombero di una villetta confiscata che continuava ad essere occupata illecitamente dall'ex proprietario. Intanto, stiamo ristrutturando altri immobili sottratti ai clan. Lo Stato ha fatto la sua parte, la comunità ora deve fare la sua e deve reagire. Non bisogna avere paura. Deve essere in prima linea - incalza Aprea - nel raggiungere l'obiettivo, che è quello di realizzare attività sociali al servizio del territorio e finalizzate ad accrescere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva offrendo opportunità di sviluppo e di lavoro, creando centri e luoghi di aggregazione per contrastare il disagio, l'emarginazione e trasformare il frutto delle condotte illecite in azioni socialmente utili».

Una delle prima azioni di Aprea a Palazzo di Città è stata proprio quella di mettere mano al dossier dei beni confiscati. Il bando messo a punto da Palazzo di Città è diviso in lotti. E in questa prima fase riguarda l'assegnazione di due immobili: un'abitazione di via santa Caterina da Siena (appartenuta a Luciano Polimeno) e una villetta di contrada Saetta, passata al patrimonio del Comune di Monteroni nell'ottobre 2017, ma utilizzata dall'ex proprietario, Giovanni Mazzotta (detto Gianni Conad), fino allo sgombero disposto a febbraio dalla Prefettura. Necessitano di ristrutturazione, e per questo non sono ancora pronti per essere affidati in gestione, gli altri due beni, entrambi appartenuti a Lucio Vetrugno, assassinato nella sua masseria di Copertino nel 2010. Si tratta di un appartamento di via monte San Michele: il Comune ha stanziato 90mila euro e i lavori sono in corso. E di un fabbricato con appezzamento in contrada Pingo Centonze (dove era stata allevata anche una tigre siberiana): il progetto di recupero di questo complesso sarà oggetto di una richiesta di accesso ai finanziamenti europei.
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