Benessere nel Salento: tanto studio, poco lavoro

Benessere nel Salento: tanto studio, poco lavoro
di Pierpaolo Spada
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:38 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 09:18
Territorio relativamente sicuro, meno interessato rispetto a Puglia e Italia dai reati di criminalità violenta e dai fenomeni di microcriminalità diffusa. Buono il livello di sostenibilità ambientale, ma il disagio lavorativo è pressante nonostante le elevate competenze tecnico-scientifiche delle nuove generazioni. Male anche i servizi pubblici: lo standard italiano è un miraggio.



È il quadro tracciato nel rapporto “Il benessere equo e sostenibile della Provincia di Lecce 2015” che analizza i principali indicatori del territorio, anche in relazione al corrispondente dato regionale e nazionale. Lo hanno realizzato, in collaborazione, Istat, Upi (Unione delle Province Italiane), Cuspi (Coordinamento degli Uffici di Statistica delle Province Italiane) e Provincia di Lecce.



Non solo Pil. Presi a riferimento 82 indicatori, riferiti a 11 diverse dimensioni: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e, infine, qualità dei servizi.



In salute, ci siamo. Nel Salento si vive in media di più che nel resto d’Italia. L’aspettativa di vita è pari a 80,1 anni per gli uomini ed 84,9 per le donne. Tra i 15 ed i 34 anni, tuttavia, il tasso di mortalità per incidenti stradali risulta elevato nel confronto regionale e nazionale (1,5 decessi ogni 10mila giovani). Al contrario, i suicidi sono meno frequenti (0,3 casi ogni 10mila abitanti). La formazione è ambita. È maggiore alla media nazionale e regionale la partecipazione dei salentini all’istruzione secondaria superiore e universitaria. Ma, al netto della popolazione in età lavorativa, il 49,9% ha sola licenza media. Lavoro, punto debole del Salento.



Ma, intanto, aumenta la partecipazione delle donne (nonostante le marcate differenze di genere) e si riducono, più che in Italia e Puglia, i provvedimenti di sfratto (1,6 famiglie ogni mille nuclei nel Salento).

La sostenibilità si misura anche con l’accessibilità. Solo in 3 casi su 10 le scuole primarie e secondarie inferiori risultano avere percorsi interni e/o percorsi esterni privi di barriere architettoniche. Ma il numero di cooperative sociali (2,9 ogni 10mila abitanti) è elevato.



La più dolente fra le note del rapporto è relativa alla politica: «Le istituzioni del territorio si dimostrano relativamente poco capaci di includere tra i propri amministratori particolari fasce della popolazione, quali donne e giovani. La carica di consigliere comunale, infatti, è rivestita da donne nel 21,1% dei casi e da giovani nel 29,5% del totale».

Nonostante i deficit, il Salento risulta comunque più sicuro di Puglia e Italia, tanto per i reati violenti (16,7 denunce ogni 10mila abitanti) quanto per i reati di microcriminalità diffusa (175 denunce per 10mila abitanti). Sicuro e ben conservato rispetto alla media anche il patrimonio culturale. Il 73% degli edifici residenziali costruiti prima del 1919 risulta in ottimo o buono stato di conservazione. Ma i musei sono assai meno frequentate che nel resto d’Italia.



Più pulita rispetto alla media anche l’aria. La soglia del PM10 (polveri sottili) è stata superata a Lecce 15 volte nel 2013, 44 negli altri capoluoghi. Il 52,8% dei consumi è coperto dalla produzione di energia da fonti rinnovabili (il 38,3 in Italia). Innovazione e ricerca possono garantire il salto di qualità. Ma la capacità brevettuale, pur fortemente specializzata nei settori ad alta intensità tecnologica (High-tech e ICT), nel Salento è ferma a 11,3 richieste di brevetto presso l’Ufficio Europeo (75,2 in Italia). Le imprese manifatturiere ad alto contenuto tecnologico sono solo il 24,7% di quelle attive totali. Deficitari anche i servizi pubblici. Solo il 5,2% di bambini fino a 2 anni usufruisce dei servizi comunali per l’infanzia.



Sovraffollati gli istituti di pena: se in Puglia e in Italia è pari a 138 e 108,3, la presenza media ogni 100 posti disponibili nel Salento è di 165 detenuti.

Per il presidente della Provincia Antonio Gabellone: «I segnali incoraggianti non mancano. Ma perché possano essere rafforzati occorre il contributo di tutti».
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