Richiesta, la sua, che si aggiunge a quella di ritiro del bando e sospensione delle procedure inviata nei giorni al prefetto Claudio Palomba e al sindaco Paolo Perrone da uno dei candidati sindaco della città: Alessandro Delli Noci, ex assessore oggi in corsa con movimenti e Udc.
A spiegare come stanno le cose e “blindare” l’iter seguito dall’amministrazione è proprio l’assessore alla Casa, Attilio Monosi, comunque disponibile al dialogo quanto alla possibilità di riaprire i termini di presentazione delle domande. «Il bando - spiega Monosi - è frutto di una puntuale lettura della legge regionale in materia, legge che prevede in modo tassativo che gli avvisi siano rinnovati almeno ogni quattro anni. Il vecchio bando è entrato in vigore a ottobre 2013: i quattro anni sono quindi trascorsi, se si considera che va seguito tutto un procedimento che, dalla pubblicazione dell’avviso, avvenuta in accordo con le categorie sindacali, si deve arrivare alla graduatoria definitiva dopo aver esaminato ogni singola domanda, pubblicato la graduatoria provvisoria, lasciato passare il tempo necessario ad eventuali ricorsi, aver proceduto al sorteggio fra eventuali ex aequo.
Serve qualche mese e quindi arriveremo a ottobre».Per quanto riguarda la scarsa pubblicizzazione del bando, è l’avvocato Maria Luisa De Salvo, responsabile del settore Casa, a chiarire che «sono state rispettate tutte le prescrizioni di legge, compresa la pubblicazione sui quotidiani. Ora siamo in attesa che la prefettura, su nostra precisa richiesta, nomini un funzionario che seguirà insieme a noi tutto l’iter di esame delle domande. Non abbiamo quindi ancora aperto le buste».
Non essendo ancora stata avviata la fase di esame delle domande presentate da 600 cittadini leccesi, Monosi resta cauto, ma non esclude la possibilità di un approfondimento giuridico che possa consentire di riaprire i termini del bando.
Su un punto, però, insiste: «C’è stato un totale coinvolgimento delle associazioni sindacali al tavolo per la redazione del bando e una completa collaborazione con le stesse associazioni per compilare le domande in favore dell’utenza». A dire che se oggi qualcuno è rimasto fuori non è certo per responsabilità del Comune: «Noi abbiamo osservato diligentemente le procedure, ma sono disposto a verificare la possibilità di riaprire i termini per dieci giorni al massimo, se le associazioni del settore si assumono la responsabilità di quantificare e stimare il numero di esclusi perché ignari di dover ripresentare richiesta».