"Via le auto e niente ombrelloni, così cambierà Porto Badisco": il progetto dopo il nubifragio

"Via le auto e niente ombrelloni, così cambierà Porto Badisco": il progetto dopo il nubifragio
di Elio PAIANO
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Sabato 5 Febbraio 2022, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 12:29

Via la strada con il parcheggio, niente ombrelloni, via il bar ristorante davanti alla spiaggia: solo natura a Porto Badisco. C’è lo studio preliminare destinato a rappresentare un punto di svolta a circa tre mesi dal nubifragio di novembre scorso che ha spazzato via l’arenile e portato i massi in mare in quella che è considerata una delle insenature più belle della costa del Salento. Dopo l’appello della Pro Loco e dell’associazione “Porto Badisco” a far presto per ripristinare lo stato dei luoghi in vista della stagione estiva, a Otranto è tempo di fare i conti con la necessità di trovare presto una soluzione.

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C’è un punto fermo. L’obiettivo dell’incarico affidato dall’ente Parco di Otranto-Leuca all’ingegnere Tommaso Farenga - condiviso dal Comune di Otranto - è quello di ridisegnare completamente l’area che sarà naturalizzata. Cioè, riportata alla sua configurazazione originaria prima che la mano dell’uomo portasse l’asfalto fin quasi al livello del mare, le auto e, ovviamente, il lido e il ristorante situato a pochi metri del mare. Per certi versi, una rivoluzione per come abbiamo imparato a conoscere Porto Badisco negli ultimi decenni.
Ma torniamo al nubifragio d’autunno che ha riportato alla luce l’antico fiume a pochi passi dalla Grotta dei Cervi. Ora quel fiume si è ripreso i suoi spazi che non possono più essere soffocati come ai tempi delle Bonifiche di metà Novecento. «Allo stato attuale abbiamo solo il rilievo delle aree e un’azione congiunta tra Comune di Otranto, Parco Otranto-Leuca e Soprintendenza per iniziare a ragionare su di una progettazione condivisa - spiega il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi - e dopo l’interlocuzione iniziale c’è stato un rinvio al fine di recuperare dall’Archivio di Stato gli interventi della Bonifica. Si tratta di costruzioni antiche che sono, di fatto, dei monumenti. Abbiamo chiesto un nuovo appuntamento alla Soprintendenza con cui discuterne e ipotizzare scenari d’intervento compatibili con tutti i contesti, con le norme tecniche e con le tutele monumentali e paesaggistiche. Terminato questo secondo step di studio - spiega Cariddi - si potrà effettuare una valutazione dei costi e capire con quali fondi poter intervenire. Ci auguriamo che ci siano fondi speciali regionali, magari bandi ad hoc. L’intervento dovrà essere molto ampio, non può effettuarlo il solo Comune con le sue poche risorse autonome».

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Un intervento urgente? Cariddi spiega che «occorre ricordare che, allo stato attuale, dovremmo intervenire su aree private. Ora, è chiaro che per poter intervenire con fondi pubblici dovranno essere espropriate, altrimenti l’ente pubblico non può intervenire. Poi, c’è l’aspetto tecnico: l’intervento di pulizia ha bisogno di tutta una serie di valutazioni da parte degli enti preposti, deve essere ben programmato. In questo caso, non si tratta di una semplice pulizia, ci sono interventi importanti: sbancamenti, rimozioni, utilizzo di materiali particolari. Del resto siamo in area Sic, area parco e con vincolo sia paesaggistico che archeologico».
Insomma, gli interrogativi progettuali sono tanti, come rimuovere l’asfalto? E i massi travolti? «La situazione è complessa - conclude il sindaco di Otranto - e faccio un esempio: occorre valutare se ripristinare i passaggi con cemento, oppure con interventi più compatibili, cosa utilizzare per consolidare le sponde e solo dopo si potrebbe procedere ad una pulizia. Allo stato attuale è impossibile». 
Il punto di partenza, in ogni caso, è certo: niente più auto, niente più attività commerciali.

Il presidente del Parco Otranto-Leuca Nicola Panico spiega che «l’incarico per lo studio, il rilievo e l’indagine sullo stato di fatto è stato commissionato. Ci è stato consegnato e ci confronteremo con il Comune, la Regione, la Provincia, la Soprintendenza per cercare di ottenere un progetto definitivo quanto più conservativo possibile, corroborato da studi specialistici sia ecologici che ambientali. Un intervento corale” -spiega Panico - perché tutto sarà condiviso tra Soprintendenza, Parco e Comune per come è stato avviato già nelle fasi iniziali. Poi, si potrà attingere dai vari fondi disponibili con eventuali bandi per quanto riguarda la fruizione - dice Panico - e speriamo di attivare opere di ingegneria naturalistica per consentire un minimo di fruizione l’estate. Magari un piccolo corridoio di accesso al mare. Diventerà un gioiello che darà lustro al Salento. Sarà un intervento molto bello, molto conservativo, che permetterà nuove modalità di fruizione».

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Il problema è la primavera e l’estate che già premono. Difficile immaginare che il nuovo “sito” sarà pronto: il nodo dei tempi lunghi, anche vista la complessità del progetto, resta tutto. Insieme a quello dei finanziamenti da trovare. E, allora, bisognerà trovare una soluzione urgente per la stagione che sta per cominciare. Un accesso pedonale, quello sì, per garantire la discesa a mare. Un camminamento pedonale, ma nulla di più. Giusto per fare una foto e un bagno dalla scogliera. Ma niente lettini o cose del genere.

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