Autoerotismo e foto hot su WhatsApp da una bambina di 11 anni: nei guai un istruttore di palestra. La denuncia della madre

Autoerotismo e foto hot su WhatsApp da una bambina di 11 anni: nei guai un istruttore di palestra. La denuncia della madre
di Roberta GRASSI
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Si sarebbe invaghita, come può esserlo una bambina di 11 anni, del suo istruttore della palestra. E sarebbe stata indotta a inviargli foto e video pornografici, ritraenti atti di autoerotismo sollecitati sempre da quell'uomo tanto più grande di lei: c'è tutto questo nella denuncia presentata dall'avvocato Laura Minosi per conto della famiglia della 11enne contro l'istruttore, che prendeva anche la bambina da scuola riaccompagnadola a casa, dai nonni.

Il fascicolo di indagine è stato coordinato dall'ex pm Stefania Mininni, oggi in servizio presso la Procura dei Minori di Lecce. I telefoni cellulari sui quali avrebbero viaggiato foto e video incriminati sono stati sequestrati ed esaminati dal perito informatico Silverio Greco, dando riscontro al quadro accusatorio e confermando le affermazioni fatte dalla 11enne nel corso dell'incidente probatorio davanti al gip Simona Panzera, ma nonostante gli elementi raccolti la Procura ha ritenuto di chiedere l'archiviazione del procedimento, contro il quale la famiglia si è opposta: l'udienza camerale, alla quale l'indagato sarà rappresentato dall'avvocato Tiziana Dell'Anna, è fissata per il 14 marzo prossimo.

I fatti denunciati: la bambina, già dallo scorso agosto, sarebbe stata sollecitata a inviare foto e video hot via WhatsApp.

E lo avrebbe fatto fino a quando la madre non ha colto che quel rapporto, che avrebbe dovuto essere improntato a tutt'altro, si era trasformato in un pericolo. Così nottetempo la donna ha prelevato ed esaminato il cellulare della figlia, trovando le prove di quel legame. Si è quindi rivolta all'avvocato Minosi e ha deciso di sporgere querela. Ora, dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, la parola passerà ai giudici, il 14 marzo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA