«Attestazioni false sull'origine dei vigneti» Il prodotto venduto con etichette di garanzia

«Attestazioni false sull'origine dei vigneti» Il prodotto venduto con etichette di garanzia
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Venerdì 12 Luglio 2019, 13:18
Un sistema pensato per aggirare i controlli ed immettere sul mercato un vino che di vino avrebbe avuto poco o nulla. E che sarebbe stato prodotto a costi irrisori. E' l'ipotesi che ha fatto da guida all'inchiesta della Procura di Lecce, dei carabinieri del Nas e dell'Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole.
Tre organizzazioni specializzate nella produzione e commercializzazione di vino adulterato. Con modus operandi diversi, ma accomunate dall'uso di zuccheri ed altro per produrre il vino invece che impiegando l'uva. E per marchiarlo con bollini di qualità.
Antonello Calò e la sua Agrisalento di Copertino hanno fornito gran parte degli spunti investigativi. Secondo la ricostruzione dell'accusa Calò avrebbe immesso sul mercato, con la stretta collaborazione di Giuseppe Caragnulo e Vincenzo Laera, vino , o Vino fantasma (il nome dato dai carabinieri del Nas all'inchiesta) prodotto in due modi: con saccarosio di barbabietola e di canna sciolto in acqua, fatto poi fermentare ed aggiunto ad una base di feccia, vinaccia o vino, con l'uso di sostanze coloranti (anche queste vietate) e pericolose come il solfato di rame. Oppure, la seconda modalità di produzione, tagliando vino di produzione estera, quello spagnolo in particolare, o di provenienza ignota, per aumentare la gradazione e cambiare il colore.
Se adulterazione c'è stata, come è stato possibile mettere in commercio questo vino fantasma? La ricostruzione degli inquirenti indica nella Red Wines e nella Cantina vinicola Bruno le aziende accusate di avere prodotto la documentazione che ha attestato la provenienza di uve da vigneti Doc, Dop, Igp e Igt. La commercializzazione sarebbe stata curata poi dalla Megale Hellas di San Pietro Vernotico e di Guagnano, attribuendo al quel vino le etichette Copertino Doc, Squinzano Negramaro rosso Doc, Primitivo di Manduria Doc, Salice Salentino Doc, Brindisi Rosso Doc, Brindisi Negramaro, Itg Salento Malvasia ed altri ancora. La certificazione del prodotto biologico sarebbe stata invece curata dalla società agricola Chora di Vincenzo Laera e Giuseppe Caragnulo.
E tutte le tonnellate di zucchero necessario alla creazione del vino fantasma? Ne risponde nell'inchiesta il gruppo Am di Vincenzo Murrone, Santo Aimone e Giovanni Aimone: forniture in nero, per non lasciare tracce della sofisticazione. Indagato anche il commerciante accusato di avere fornito l'attrezzatura per la sofisticazione, Nicola Suglia.
Infine il contributo di Antonio Barletta, il funzionario dell'Icqrf finito in carcere con l'accusa di avere informato gli indagati dei controlli e sull'esito degli stessi.
Nella seconda organizzazione compaiono nuovamente, e con gli stessi ruoli, sia le aziende accusate di avere fornite la documentazione per garantire la provenienza delle uve, che la società che risponde delle forniture a nero di zucchero. La seconda contestazione di associazione a delinquere mette al centro Antonio De Pirro ed Antonio De Iaco: accusati di avere prodotto vino sofisticato nello stabilimento Damiani vinicola olearia di Trinitapoli, in attesa di individuare uno stabilimento nella provincia di Lecce.
La terza organizzazione è quella facente capo a Rocco Chetta ed al suo polo industriale di Lequile. Con tre condanne definitive per bancarotta e con assoluzioni nel merito o per prescrizione dalle accuse di avere adulterato vino o per truffa, risponde di avere creato nella sua Cib Industry dei mosti concentrati, mosti concentrati rettificati, mosti cotti, come anche prodotti biologici e succhi di uva usando zuccheri di barbabietola e di canna invece che l'uva. Fra i prodotti che avrebbe fatto comparire come derivati da agricoltura biologica, anche l'Aceto balsamico di Modena. Con un modus operandi del tutto analogo a quello contestato a Calò.
Questa pomeriggio via agli interrogatori. A difendere gli arrestati, gli avvocati Donata Perrone, Francesco Vergine, Massimo Manfreda, Stefano Chiriatti e Mirko Castelluzzo.
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