Pugno duro dell’Asl Lecce sulla dipendente ritenuta “infedele”. Carmen Genovasi è stata licenziata da responsabile amministrativa del settore Assistenza protesica dell’Azienda sanitaria, dopo la sospensione a seguito della condanna in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione. Si tratta della dipendente che nel giugno 2020 era finita sotto i riflettori dell’inchiesta “Buste pulite”, su un presunto giro di mazzette nella Asl di Lecce.
L'accusa
Secondo l’accusa, Genovasi avrebbe ricevuto denaro, regali e favori di vario genere, in cambio dei quali avrebbe favorito l’assegnazione degli appalti di fornitura degli ausili medici ad alcune specifiche imprese. A documentare gli scambi sui quali la Procura ha costruito l’impianto accusatorio - poi accolto e confermato nella condanna di primo grado - anche le immagini registrate dalle telecamere nascoste piazzate nell’ufficio della Genovasi e del rappresentante Bruno dai finanzieri.
Il licenziamento senza preavviso
Si tratta dunque di un licenziamento senza preavviso del dipendente a tempo indeterminato che decorre dal primo ottobre scorso, primo giorno del mese successivo a quello della irrogazione della sanzione disciplinare. L’inchiesta invece aveva portato nel 2021 la gup del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine a decidere per la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per la 48enne Carmen Genovasi, e a quattro anni e sei mesi Giuseppe Bruno, 59enne rappresentante di una ditta che realizza protesi ortopediche. Il rito alternativo scelto dai due imputati aveva ridotto le pene di un terzo. A richiedere la condanna i pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, titolari dell’inchiesta avviata su iniziativa dei finanzieri per contrastare la corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione e che si concentrò sul settore delle protesi dell’Asl leccese, che nel 2019 incise sul bilancio per 30 milioni di euro, sforando il tetto regionale di 9 milioni. Inoltre nella sentenza, la giudice Vergine aveva stabilito anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Genovasi e per la durata di cinque anni per Bruno, oltre al risarcimento del danno per la parte civile (la Asl rappresentata dall’avvocato Massimo Manfreda) e al pagamento delle spese di giudizio e di quelle sostenute per la custodia cautelare in carcere. A Genovasi e Bruno, arrestati in flagranza, nel giugno 2020, dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria che hanno portato avanti le indagini, con il coordinamento della Procura leccese, furono quindi confiscati 31.550 e 10.800 euro rispettivamente. Per entrambi l’accusa era di corruzione, mentre solo la dipendente Asl rispondeva anche di turbativa d’asta. Bruno è difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella, Genovasi invece dai legali Sabrina Conte e Stefano De Francesco. Per i due dopo la sentenza di primo grado si attende il processo d’appello con inizio fissato per lunedì 31 ottobre.