La Asl di Lecce licenzia la funzionaria dopo la condanna per tangenti

La Asl di Lecce licenzia la funzionaria dopo la condanna per tangenti
di Andrea TAFURO
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Venerdì 28 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:08

Pugno duro dell’Asl Lecce sulla dipendente ritenuta “infedele”. Carmen Genovasi è stata licenziata da responsabile amministrativa del settore Assistenza protesica dell’Azienda sanitaria, dopo la sospensione a seguito della condanna in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione. Si tratta della dipendente che nel giugno 2020 era finita sotto i riflettori dell’inchiesta “Buste pulite”, su un presunto giro di mazzette nella Asl di Lecce.

L'accusa

Secondo l’accusa, Genovasi avrebbe ricevuto denaro, regali e favori di vario genere, in cambio dei quali avrebbe favorito l’assegnazione degli appalti di fornitura degli ausili medici ad alcune specifiche imprese. A documentare gli scambi sui quali la Procura ha costruito l’impianto accusatorio - poi accolto e confermato nella condanna di primo grado - anche le immagini registrate dalle telecamere nascoste piazzate nell’ufficio della Genovasi e del rappresentante Bruno dai finanzieri.

Gli occhi elettronici ripresero, fra le altre cose, la consegna di una busta contenente 850 euro. La funzionaria, inoltre, dal rappresentante, avrebbe ricevuto su sua espressa richiesta, anche un saturimetro e un termometro. Il provvedimento amministrativo è stato deliberato ieri dal commissario straordinario Stefano Rossi, acquisiti i pareri del direttore sanitario Roberto Carlà e del direttore amministrativo Yanko Tedeschi, sulla base di una istruttoria portava avanti nell’ultimo anno dall’ufficio Procedimenti Disciplinari dell’Asl Lecce.

Il licenziamento senza preavviso

Si tratta dunque di un licenziamento senza preavviso del dipendente a tempo indeterminato che decorre dal primo ottobre scorso, primo giorno del mese successivo a quello della irrogazione della sanzione disciplinare. L’inchiesta invece aveva portato nel 2021 la gup del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine a decidere per la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per la 48enne Carmen Genovasi, e a quattro anni e sei mesi Giuseppe Bruno, 59enne rappresentante di una ditta che realizza protesi ortopediche. Il rito alternativo scelto dai due imputati aveva ridotto le pene di un terzo. A richiedere la condanna i pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, titolari dell’inchiesta avviata su iniziativa dei finanzieri per contrastare la corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione e che si concentrò sul settore delle protesi dell’Asl leccese, che nel 2019 incise sul bilancio per 30 milioni di euro, sforando il tetto regionale di 9 milioni. Inoltre nella sentenza, la giudice Vergine aveva stabilito anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Genovasi e per la durata di cinque anni per Bruno, oltre al risarcimento del danno per la parte civile (la Asl rappresentata dall’avvocato Massimo Manfreda) e al pagamento delle spese di giudizio e di quelle sostenute per la custodia cautelare in carcere. A Genovasi e Bruno, arrestati in flagranza, nel giugno 2020, dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria che hanno portato avanti le indagini, con il coordinamento della Procura leccese, furono quindi confiscati 31.550 e 10.800 euro rispettivamente. Per entrambi l’accusa era di corruzione, mentre solo la dipendente Asl rispondeva anche di turbativa d’asta. Bruno è difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella, Genovasi invece dai legali Sabrina Conte e Stefano De Francesco. Per i due dopo la sentenza di primo grado si attende il processo d’appello con inizio fissato per lunedì 31 ottobre. 

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