Arca Sud, Zappatore si dimette: «Così non si può proseguire»

Sandra Zappatore
Sandra Zappatore
di Paola ANCORA
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Sabato 3 Aprile 2021, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 15:43

Sandra Zappatore si è dimessa. Il 12 marzo scorso ha rimesso l'incarico di direttore generale di Arca Sud nelle mani dell'amministratore unico, Alberto Chiriacò. Una decisione sofferta, per certi versi eclatante, giacché segna la battuta d'arresto di una carriera, la sua, cominciata quando l'allora viceprefetto Umberto Guidato la scelse, giovanissima e inesperta, per tenere il timone di un ente appena commissariato dalla Regione di Nichi Vendola. Era il 2006, Zappatore aveva 33 anni. Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti: il terremoto giudiziario sulla gestione delle case popolari, le interrogazioni parlamentari, i vertici in prefettura. Zappatore è rimasta saldamente al comando con cinque fra amministratori e viceprefetti. «Ora, però - dice - non ci sono più le condizioni di serenità per fare il direttore generale di Arca Sud».
Perché avvocato? Lei ha fama di donna tenace. Non si è lasciata travolgere neppure dalla complessa inchiesta sulle case popolari a Lecce. Perché ritirarsi ora? Cosa è accaduto?
«Nell'ente la situazione è molto complessa. E dà motivo di poca serenità nell'agire. Mi porta a dire che non sono disponile a ricoprire il mio incarico e quindi, alla scadenza del contratto, non ho dato la mia disponibilità a proseguire. Davanti all'inchiesta sugli alloggi, abbiamo fatto corpo comune, tirando dritti per affrontare, insieme, problemi seri che riguardavano e riguardano chi da anni attende una casa. Arca Sud ha saputo fare squadra per affrontare le critiche che venivano da fuori e non rispondevano a verità. Da un po' di tempo la situazione è invece diventata molto difficile. La squadra non c'è più. Non ci sono condizioni serene per lavorare».
Lei ha deciso di sospendere gli incentivi tecnici riconosciuti a funzionari e dipendenti che si occupano degli appalti per conto dell'ente, denunciando una serie di irregolarità. Un atto inedito, per Arca e non solo. Le dimissioni sono figlie di quella scelta?
«Il clima era teso già prima. La decisione di sospendere gli incentivi tecnici ha creato un forte rammarico. Mi sono resa conto che poteva apparire una scelta contro i lavoratori e per me è stato molto difficile e sofferto prendere una decisione, che alla fine non è stata compresa. Non poteva essere altrimenti».
Le è mancato l'appoggio della politica?
«Non è mai accaduto che abbia sospeso gli incentivi a lavoratori dipendenti. Se questa volta è successo, è perché ci sono ragioni profonde».
Ma la Regione è stata informata di questa tua decisione e delle dimissioni?
«Non saprei dirlo. Da me non direttamente. Io, com'era mio dovere, ho informato i vertici di Arca».
Avvocato, il suo passo indietro è irrevocabile?
«Per ricoprire questo incarico di responsabilità si deve stare sereni.

Se non c'è questo presupposto, non si può proseguire bene. Sono stata direttore generale con cinque diversi amministratori e viceprefetti. Penso di aver dimostrato che sono una lavoratrice indefessa, capace di iniziare alle 8 e proseguire a casa, una volta messo a letto i figli. Ma quando non si è sereni si rischia di fare passi falsi e io non voglio farne. Il tempo sarà galantuomo, come sempre».

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