Arca, appalti e incarichi: c'è l'inchiesta della Procura. Un mese fa le dimissioni di Zappatore

Arca, appalti e incarichi: c'è l'inchiesta della Procura. Un mese fa le dimissioni di Zappatore
di Paola ANCORA
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Domenica 4 Aprile 2021, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 20:25

Arca Sud, c'è l'inchiesta. La Procura di Lecce ha aperto un fascicolo di indagine sull'ente che gestisce gli alloggi popolari della provincia per conto della Regione Puglia. La lente della magistratura inquirente si è allungata sugli appalti banditi nel corso degli ultimi due anni e, in particolare, a partire dall'emergenza Covid e sugli incarichi e le consulenze conferiti dall'ente nello stesso periodo di tempo.


Proprio presunte opacità e scarsa trasparenza nelle gare d'appalto hanno spinto Sandra Zappatore, storica direttrice generale di Arca Sud, a rassegnare le sue dimissioni e tornare a fare la dirigente, ma non prima di aver messo nero su bianco rilievi e segnalazioni in una missiva indirizzata tanto all'amministratore unico Alberto Chiriacò che all'Oiv, ovvero all'Organismo Indipendente di Valutazione che, annualmente, esamina l'operato dei vertici delle Pubbliche amministrazioni. Una lettera durissima, datata 11 dicembre 2020, con la quale Zappatore comunica anche la decisione di sospendere gli incentivi per le funzioni tecniche al personale di Arca che di quegli appalti si è occupato. «Quella scelta - ha detto l'ormai ex direttrice generale a Quotidiano - ha creato un forte rammarico.

Mi sono resa conto che poteva apparire come un gesto contro i lavoratori e per me è stato molto difficile e sofferto prendere una decisione, ma non poteva essere altrimenti. Non è mai accaduto prima, ma se questa volta è successo è perché ci sono ragioni profonde».

La lettera di Zappatore


Ragioni che, nella lettera firmata da Zappatore, emergono in tutta la loro chiarezza e la cui fondatezza, ora, sarà esaminata anche dalla Procura penale. Scrive, infatti, l'avvocato al timone di Arca dal 2006, che «essendo difficile escludere che tutti i collaboratori del Rup (Responsabile Unico del Procedimento, che deve seguire le procedure di appalto passo dopo passo, ndr) ignorassero le norme del Codice dei contratti pubblici, le misure del Piano anticorruzione e il Regolamento per la formazione degli elenchi delle imprese», sospende «l'erogazione degli incentivi delle funzioni tecniche sino alla verifica delle eventuali, singole responsabilità, al fine di evitare che dipendenti della Pubblica amministrazione possano essere incentivati dalla mancata cura dell'interesse pubblico, potenzialmente foriera di danni per questo ente». Responsabilità e presunte cattive condotte che sarebbero maturate proprio nel confezionamento delle gare d'appalto bandite da Arca. Zappatore sottolinea il sistematico ricorso di dirigenti e funzionari alla procedura negoziata per appalti a sei zeri. Tale procedura, pure contemplata dalla legge, prevede che solo un determinato numero di imprese venga invitato a partecipare a una gara, con massima trasparenza nella individuazione del criterio di scelta delle stesse imprese (per esempio, un sorteggio pubblico) e, soprattutto, che tali inviti vengano rivolti ogni volta ad aziende diverse, per garantire pari opportunità a tutte quelle iscritte negli appositi elenchi, nel caso di Arca circa 200.
Ancora. Arca non avrebbe mai reso noti i criteri di scelta delle aziende invitate a partecipare ai singoli avvisi, senza poi preoccuparsi di pubblicare integralmente gli atti relativi a ciascuna procedura. Così, alla fine, le stesse imprese sarebbero riuscite ad aggiudicarsi più di un appalto. Nella missiva firmata da Zappatore si fa cenno anche alla mancata cancellazione dagli elenchi delle aziende cui rivolgersi, di quelle raggiunte da interdittiva antimafia, cancellazione prevista d'ufficio dal Regolamento interno di Arca e che vale per due anni, salvo domanda di reiscrizione da parte dell'azienda interessata. Tracce e fatti sui quali, adesso, sarà la magistratura ad esprimersi.

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