Appalti al ribasso, "sconti" fino al 68%: l'allarme di Ance

Appalti al ribasso, "sconti" fino al 68%: l'allarme di Ance
di Paola ANCORA
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Giovedì 7 Gennaio 2016, 09:54
Appalti aggiudicati anche con il 60% di ribasso sulle somme messe a base d’asta. Che, tradotto, significa ordinare un pranzo a base di pesce fresco pensando di pagare con gli spiccioli che si hanno in tasca. Uno dei lasciti della crisi alla timida fase di ripresa che stiamo vivendo è proprio questo: la corsa delle imprese ad accaparrarsi gli appalti a qualsiasi costo, proponendo ribassi stratosferici, «anche fino al 64% o al 68%» dice il presidente regionale dell’Associazione nazionale costruttori edili Nicola Delle Donne.

La fame di lavoro è tanta e, abbinata alla legge che consente l’assegnazione di lavori e forniture con il sistema del massimo ribasso, partorisce storture sulle quali raramente si accendono i riflettori, se non a “danno” fatto e consumato. Perché se il lavoro di rifacimento di una strada - a titolo d’esempio - vale 10 e l’impresa si offre di farlo al prezzo di 4, allora non servono manuali di economia o ispezioni degli organi preposti per capire, sin dal principio, che quell’azienda per rientrare nei costi dovrà accettare di non guadagnare nulla oppure risparmiare sulla qualità dei materiali, sui lavoratori ingrossando così le file di quanti sono occupati in nero o, ancora, sceglierà di correre il rischio e di violare le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Negli ultimi mesi gli appalti assegnati con ribassi molto elevati sono stati numerosi. Alle Pubbliche amministrazioni, le cui casse pure sono vuote, non dispiace aggiudicare appalti a cifre di molto inferiori a quelle proposte, ma il costo sociale dei mancati controlli sulla congruità delle offerte e quello economico pagato per ottenere strade e infrastrutture nuove che dureranno una stagione, quando va bene, resta elevatissimo.

Più di qualche esempio lo fornisce l’Acquedotto pugliese, «impresa pubblica che eroga il servizio idrico integrato a favore del Mezzogiorno» recita il sito aziendale. Negli ultimi mesi ha aggiudicato diversi appalti per il monitoraggio o la realizzazione di impianti di depurazione o di costruzione della rete fognaria. È il caso di Porto Cesareo, più volte maglia nera di Legambiente per la totale assenza di rete fognante e di sistemi di depurazione nonostante si tratti di una località a fortissima vocazione turistica e abitata, ogni estate, da migliaia di vacanzieri. Aqp ha aggiudicato l’appalto per “il completamento ed estendimento della rete fognaria e idrica a servizio dell’area urbana di Porto Cesareo e della località La Strea” per 4.243.391 euro alla Bieffe Costruzioni di Acaya di Verole, con un ribasso di circa il 55% sull’importo a base di gara pari a 9.064.713 euro.

I lavori per la “realizzazione di collettore di gravità e un impianto di sollevamento di fognatura nera” al servizio della marina leccese di San Cataldo e per l’“estendimento della rete di fognatura nera a servizio di Mezzagrande e per il potenziamento della rete idrica”, sempre a San Cataldo, sono stati aggiudicati da Aqp all’associazione temporanea di imprese composta da La Meridionale Costruzioni srl e dalla Colazzo Vincenzo Secondo & C snc di Monteroni a 4 milioni e 482mila euro, cioè con un ribasso del 51% sull’importo posto a base della gara e pari a 9 milioni e 61mila euro circa.

E via così, un esempio dopo l’altro, a descrivere un’economia “drogata” dalla crisi e che attende, per imboccare la via della ripresa, interventi forti della politica, anche sul fronte appalti.