«Questi proiettili? Vaccini per i clandestini»: militare condannato per apologia di fascismo e razzismo

«Questi proiettili? Vaccini per i clandestini»: militare condannato per apologia di fascismo e razzismo
di Erasmo MARINAZZO
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Maggio 2019, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 07:24

Sottufficiale della Guardia costiera di Otranto condannato per apologia al fascismo. Per i messaggi e le foto pubblicate sul suo profilo di Facebook nei cinque mesi intercorsi fra novembre del 2017 e aprile dell'anno scorso: come l'immagine del giuramento fascista e la foto di Benito Mussolini, commentata dal motto quando l'ingiustizia diventa legge, la ribellione diventa dovere.

Profilo aperto e dunque consultabile da tutti. Un anno di reclusione, la condanna del giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, per M.C, 48 anni, di Alessano. Lo stesso è stato interdetto dagli uffici pubblici nonché dal diritto di elettorato e di eleggibilità. Pena sospesa.

Il dispositivo della sentenza letto nel primo pomeriggio di ieri ha riconosciuto l'aggravante della manifestazione di idee o metodi razzisti: per quell'immagine di una mano che impugnava proiettili di calibro grosso, accompagnata dal commento sono arrivati i vaccini obbligatori per i clandestini. E per altri post di questo tenore, ritenuti opera del sottufficiale che ha fatto parte della squadra incaricata di gestire gli sbarchi degli extracomunitari sulle coste salentine.

Una delle rare sentenze sul territorio nazionale che riconosce l'apologia al fascismo, quella emessa ieri pomeriggio dal Tribunale di Lecce. In un contesto storico, peraltro, in cui non passa giorno che non si discuta se l'apologia al fascismo sia un reato o solo una opinione politica o se sia reale la ricostituzione o meno di movimenti politici che vorrebbero riportare in vita le ideologie e le leggi del Ventennio.

Esula ad ogni modo da questo contesto storico, anche perché antecedente, l'inchiesta che ha dato vita al processo. L'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani, con i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, dopo l'informativa depositata dalla Guardia costiera di Otranto e contenente gran parte dei messaggi di possibile esaltazione del fascismo o a sfondo razziale, postati dal militare.

Dunque, è stata sollecitata dal comando di Otranto la necessità di fare chiarezza sulle possibili ricadute sotto il profilo penale dei comportamenti tenuti online dal sottufficiale.
La consulenza informatica affidata all'ingegnere Silverio Greco ha dato poi conferma della presenza di post di quel tenore. All'indagato è stata offerta la possibilità di difendersi sin da subito poiché è stato convocato per essere interrogato e fornire spiegazioni su quelle pubblicazioni. M.C. si è avvalso della facoltà di non rispondere e, dunque, la conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio si sono basati unicamente sugli atti dell'accusa.

Nella discussione di ieri il vice procuratore onorario, Gioacchino Argentino, ha chiesto la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. L'assoluzione è stata invocata dall'avvocato Francesca Puglia citando il libro Istruzioni per diventare fascista scritto da Michele Murgia e leggendo un articolo di giornale su cosa si intenda per apologia al fascismo. E, entrando nel merito dell'accusa, sostenendo che «la condotta contestata non è stata dimostrata dal processo quanto piuttosto è emersa la qualità dell'imputato: per la sua qualifica e per il lavoro svolto. Con quelle pubblicazioni su Facebook non si può certo sostenere che avesse intenzione di riorganizzare il partito fascista».
Diverso l'orientamento del giudice del processo.

Quindici giorni per depositare la sentenza e la difesa potrà ricorrere in appello.

© RIPRODUZIONE RISERVATA