Anche i porti a bando. Ed è allarme: «Temiamo la calata di società dall’estero»

Anche i porti a bando. Ed è allarme: «Temiamo la calata di società dall’estero»
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 14 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:33

Aria di rivoluzione nella gestione dei porti salentini: anche nel loro prossimo futuro ci sono i bandi, proprio come per gli stabilimenti balneari. E sono tantissime le strutture, dal Capo di Leuca a Porto Cesareo, che vedranno scadere la loro concessione demaniale entro il 2023.

Il Consiglio di Stato


La sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato di martedì scorso infatti ha chiarito una volta per tutte che le licenze devono andare a bando - nel rispetto della libera concorrenza e delle direttive europee - non solo quelle dei lidi, ma tutte quelle che riguardano attività economiche (quindi che traggono profitto) che sorgono sul demanio marittimo. Da San Foca a Porto Cesareo, la gestione degli approdi potrebbe risultare spinosa, specie se, come temono le associazioni (dal Distretto Nautico ad Assonat, l’associazione degli approdi e di porti turistici italiani) il passaggio di mano potrebbe significare confluire in realtà societarie estranee al territorio o addirittura internazionali. 

L'allarme


«Questo accadrà sicuramente - spiega Giuseppe Danese, presidente del Distretto Nautico turistico pugliese - perché, a differenza delle altre nazioni, la conformazione fisica della Puglia è uno straordinario trampolino per le altre coste del Mediterraneo. C’è un appetito notevole che difficilmente sarà tenuto a bada come è successo fino ad ora». Stesso discorso che vale per le concessioni balneari e sul quale da tempo le associazioni dei concessionari avevano espresso dubbi. «Non ci sarà distinzione tra porti piccoli, medi e grandi, anche se in Puglia disponibilità di grandi approdi sono relative, le abbiamo a Brindisi e Manfredonia. Però anche i porti dotati solo di marina potranno essere interessanti come punto di attrazione per gli stranieri, ad esempio, che intendono utilizzare gli scali per spostarsi. E tutto risulterà più complicato. Per quanto ci riguarda, come associazione, cercheremo di fare il possibile per evitare questa “calata” e continuare a garantire la qualità che ha sempre contraddistinto i nostri servizi, anche nei porti minori».

Il chiarimento dei giudici


Il Consiglio di Stato, riferendosi ai porti, è chiaro: “È evidente che il provvedimento che riserva in via esclusiva un’area demaniale (marittima, lacuale o fluviale) ad un operatore economico, consentendo a quest’ultimo di utilizzarlo come asset aziendale e di svolgere, grazie ad esso, un’attività d’impresa erogando servizi turistico-ricreativi va considerato, nell’ottica della direttiva 2006/123 (la Bolkestein), un’autorizzazione di servizi contingentata e, come tale, da sottoporre alla procedura di gara”.

Otranto


Ad Otranto, i celebri pontili galleggianti del Comune, quelli sui quali si è già pronunciato ad hoc il Consiglio di Stato, andranno a gara come tutti gli altri.

In pratica - partendo dai pontili comunali, per passare a quelli della Nautica Muscatello, fino ai pontili della Lega Navale Italiana (una delle più grandi, con oltre 600 soci) per poi giungere a quelle dell’Anco - centinaia e centinaia di posti barca, sinora gestiti come se fossero un unico blocco, potrebbero venire anche spacchettati ed essere oggetto di diverse gestioni, sempre previa evidenza pubblica.

Porto Cesareo


A Porto Cesareo non c’è un’area portuale nell’Area marina protetta. Esistono però quattro darsene su aeree demaniali. Tre lungo la Riviera di Levante (darsena Giuranna, Puerta del Sol e Lega Navale) ed una sulla Riviera di Ponente precisamente nello specchio acqueo di fronte all’isola Grande o dei Conigli, gestita da un privato. Tutte strutture che andranno a bando. 
A Gallipoli la gestione del molo commerciale è realizzata da un’azienda privata: anche qui nei prossimi mesi si capirà come procedere per la gara.

Discorsi gemelli per la gestione del porto di San Foca e quello di Santa Maria di Leuca, tra i più grandi del Salento, che vedono i Comuni come soci di minoranza e la ditta Igeco, come maggioritaria che per il Tribunale è stata dichiarata fallita, anche se l’azienda ha chiesto il concordato preventivo. Una situazione che, nel prossimo futuro, potrebbe portare il socio di maggioranza a lasciare le quote: «La concessione - spiega il sindaco Marco Potì - è cinquantennale e non dovrebbe subire sconquassi. Il bando fu fatto dalla Regione Puglia nel 2000 secondo le indicazioni che già si trovano nella direttiva Bolkestein, quindi non credo ci saranno mutazioni. La posizione del socio di maggioranza sarà valutata dalla Regione. Il Comune è comunque interessato ad acquisire la totalità della gestione». 
I servizi del porto di Castro, invece, sono stati dati in gestione, fino ad ora, ad un gruppo locale. Dall’anno prossimo i gestori se la vedranno direttamente con la Regione.

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