D'amore e d'altri tormenti: lettere scritte alla Luna. Nel Salento la cassetta della posta dei sogni

Stefania Semeraro ed Eleonora Loche, le due ideatrici
Stefania Semeraro ed Eleonora Loche, le due ideatrici
di Anna Manuela VINCENTI
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Domenica 9 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:33

Che importa, alla fine, la risposta. Che importa, neanche se mai arriverà a destinazione quella lettera.
L’importante è mettere nero su bianco i propri sogni, i timori, le gioie, la paura di non farcela, i tormenti per un amore difficile e anche quel dolore che non si riesce a tirare fuori. Neanche con il migliore amico. Ma con la Luna sì. E così, a Botrugno, picolo paese del Sud Salento decine e decine di lettere sono arrivate con destinazione lo splendente satellite. Perché - alla faccia di Facebook e di Whatsapp - ci sono delle cose... che si possono dire solo alla Luna. Affidandosi ad una dimensione sovrannaturale, magica, in cui tutto può accadere, anche veder realizzato il desiderio più impossibile. 

L'attrazione del satellite

Avete mai pensato alla distanza da casa vostra alla Luna o di scriverle un messaggio. Il satellite della Terra ha sempre attratto tutti, un sogno che ognuno di noi coltiva sin dalle origini. Alla luna affidiamo i nostri desideri più segreti, contempliamo la sua bellezza nelle suggestive serate senza nuvole, una meraviglia che illumina il nostro passo ed emoziona ogni volta donandoci istanti indimenticabili. Eppure ognuno di noi ha pensato con curiosità, almeno una volta, alla distanza che ci separa da quell’incantevole satellite, pensando di comunicare con quel meraviglioso bagliore, che non attrae - evidentemente - solo il mare.

I nostri desideri a 384.000 chilometri

A Botrugno, si diceva, da un po’ di tempo, è comparsa una strana segnaletica che misura proprio la distanza dalla Luna. Esattamente 384.000 chilometri dai nostri desideri. Desideri e sogni che vengono raccolti in una particolare cassetta delle lettere. Dove “mettere parole, speranze e farle giungere a chi custodisci nel cuore, anche se non c’è più, ma continui a prendertene cura, dove affidare i sogni perché si avverino, puoi spedirli senza firma, perché l’anima conosce il destinatario”, come é scritto nel cartello.
La cassetta dei sogni di via Cufra, è nata, vicino alla casa degli artisti che ospita “Tela_Artisti in comune” a Botrugno, nel periodo più difficile per ognuno di noi, quello della pandemia, durante la chiusura, quando il mondo si é fermato e più di tutti quello dello spettacolo.

La lettera diventa così il mezzo per superare i periodi bui, si lasciano all’inchiostro ed al foglio bianco le proprie preoccupazioni, le ansie. Quasi un ponte tra realtà e fantasia.

Lettere dal cuore

«Nel momento in cui stiamo soli con noi stessi - racconta Stefania Semeraro, una delle ideatrici - spesso abbiamo voglia di scrivere quello che abbiamo nel nostro cuore. Un sogno, perché scrivendolo possa diventare realtà, oppure scrivere una lettera a chi non c’è più. O alla persona con cui non hai il coraggio di parlare. Il covid ci ha allontanato ancora di più, ha reso difficili le relazioni tra le persone. La lettera, a me e alla mia socia Eleonora Loche, è sembrata il mezzo ideale se non l’unico. Perché non è virtuale, non è una mail, nello scrivere uno ci mette il suo pugno e con la penna prova a mettere nero su bianco i suoi pensieri e le emozioni».
Attraverso i social questa insolita cassetta delle lettere è diventata famosa, sono tantissime le missive ricevute sino ad ora. Lettere a persone che non ci sono più, racconti molto intimi, una lettera ad un innamorato, una ninna nanna, un gratta e vinci con la promessa “questo è l’ultimo”. Alcune anonime, molte dichiarazioni, una ragazza che ha scritto della difficoltà nel raccontare della sua omosessualità.

Portate in scena

«Ad alcuni - dichiara Stefania Semeraro - abbiamo risposto con un messaggio come luogo e non luogo. Le altre abbiamo cominciato a raccoglierle in un grande bustone, abbiamo pensato anche di dare voce con una presentazione teatrale al convitto Palmieri in cui abbiamo portato delle piccole parti. Non sappiamo se il luogo diventerà un luogo fisico, ma le persone potranno scrivere anche in futuro. Noi sappiamo fare teatro e quindi cercheremo di portarle in scena perché si trovano delle testimonianze bellissime, tutte diverse. C’è anche chi ha difficoltà a scrivere o scrive in italiano non corretto, ma sono lettere ancora più autentiche e belle». 
 

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