Amianto trattato col siero del latte: sì all'impianto nel Salento

Amianto trattato col siero del latte: sì all'impianto nel Salento
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Sabato 1 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:22
Ricorso respinto. E l'impianto di trattamento dell'amianto si farà: lo ha deciso il Tar (seconda sezione, presidente Eleonora Di Santo, estensore Roberto Michele Palmieri, referendario Andrea Vitucci), bocciando in toto il ricorso presentato dal comune di San Donato e dal Comitato Libero per la Salvaguardia del Territorio di Cavallino e della Salute dei Cittadini, e dai comuni di San Cesario, Lizzanello e Lequile contro il ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia per l'annullamento di tutti gli atti relativi alle procedure di autorizzazione di un impianto sperimentale per la trasformazione dei manufatti di cemento-amianto, impianto che l'impresa Project Resouces Asbestos srl vorrebbe realizzare a Cavallino, sempre nel Salento.

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Il ministero ha escluso che il progetto di quell'impianto debba essere sottoposto a Valutazione di impatto ambientale e la Commissione tecnica di Verifica dell'Impatto ambientale è giunta, nell'aprile del 2018, alle stesse conclusioni. Ma il comune di San Donato e gli ambientalisti si sono sempre opposti, sin dall'inizio, a quel progetto preoccupati degli effetti che l'impianto potrebbe avere sul territorio e sull'ambiente. Le censure dei giudici, però, sono state tranchant: «La non assoggettabilità a VIA del progetto è stata autorizzata sulla base di una istruttoria quantomai ampia e approfondita. In particolare, sono state compiutamente analizzate tutte le seguenti fasi, sia di trasformazione dell’amianto, sia delle attività ad essa successive: fase di decarbonizzazione; fase idrotermica; destinazione dei prodotti finali; potenzialità del trattamento e durata della sperimentazione; localizzazione dell’impianto pilota; attività del progetto svolte in situ; locali adibiti alla sperimentazione; polverizzazione del materiale; miscelazione siero di latte-polvere cemento amianto; gestione delle emergenze; monitoraggio aria; gestione finale dei rifiuti». E per questo «è evidente l’infondatezza delle censure di parte ricorrente, che pretende di sostituire la propria valutazione a quella, assolutamente ampia e approfondita, dell’Amministrazione, in totale assenza di qualsivoglia elemento di erroneità, irragionevolezza, irrazionalità, travisamento palese dei fatti, che soli possono consentire il sindacato giurisdizionale sulle scelte tecnico-discrezionali dell’Amministrazione. In sostanza - scrive il Tar - il Comune ricorrente pretende di porsi esso stesso quale Amministrazione preposta alla tutela dell’ambiente, in assenza di competenze tecniche specifiche, le quali vengono interamente delegate ad una relazione tecnica di parte, che non contiene tuttavia alcun elemento volto a scalfire la certosina istruttoria compiuta dall’Amministrazione».

Ma cosa prevede il progetto? Prevede una trasformazione molecolare dell’amianto. Nella sua fase iniziale, sfrutta le proprietà acide del siero di latte esausto per aggredire e decomporre a temperatura ambientale la matrice cementizia dell’eternit. Le fibre di amianto liberate dalla decomposizione della matrice cementizia vengono quindi fatte reagire a temperature moderatamente alte (circa 150°C) con altro siero di latte in reattore chiuso, a pressione compresa tra 6-10 bar, che completano il processo di trasformazione molecolare dell’amianto.
«Particolari prescrizioni - proseguono i giudici - sono state poi dettate con riferimento ai locali adibiti alla sperimentazione, al fine di evitare la dispersione di sostanze nocive in atmosfera. A tal riguardo, l’Amministrazione ha imposto prescrizioni da osservarsi, rispettivamente, nella fase antecedente, concomitante e successiva all’attività oggetto di sperimentazione. In particolare, si specifica che il prototipo sperimentale sarà ospitato all’interno di un capannone industriale esistente, ubicato nella zona PIP del Comune di Cavallino; all’interno del capannone verrà delimitata un’area dedicata, avente estensione di circa 40 metri quadrati, in cui si provvederà a realizzare i locali che conterranno tutte le attrezzature necessarie allo svolgimento dell’attività sperimentale; il locale in esame verrà realizzato con pannelli coibentati, e per garantire la tenuta dell’ambiente interno, tutte le giunzioni dei pannelli saranno sigillate con poliuretano espanso a presa rapida; al termine di ogni ciclo di lavoro si effettuerà un’accurata pulizia del locale tramite apposito aspirapolvere; periodicamente si effettueranno cicli di pulizia con acqua che sarà opportunamente incanalata, raccolta e trattata tramite filtri assoluti» e varie altre accortezze per garantire l'assoluta non fuoriscita dell'amianto. 

Il materiale contenente amianto entrerà dentro l’area dell’impianto tramite una pass-box dotata di due sportelli vetrati ad interblocco elettronico, due elettroserrature, due stati porta, due semafori, centralina di gestione interblocco porte, e sarà stoccato in una zona confinata a tenuta stagna dove sarà costantemente presente un impianto di aspirazione atto a mantenere costantemente in depressione sia la stessa pass-box sia l’intero locale, intercettando eventuali fibre aerodisperse che saranno poi convogliate in filtri assoluti.

Inoltre, il progetto «… costituisce un prototipo sperimentale, che non può e non deve essere utilizzato per scopo industriale di trattamento dei rifiuti cemento-amianto», e che «… in ogni caso gli organi competenti potranno imporre ulteriori misure di sicurezza durante le fasi di autorizzazione, costruzione e successivo controllo dell’impianto».

Dunque, per il Tar, «il ricorrente ha individuato rischi del tutto astratto-ipotetici (la qual cosa già implica di per sé la non condivisibilità del suo modus operandi), concludendo nel senso dell’irrealizzabilità dell’impianto, a prescindere dall’attuazione di eventuali misure di salvaguardia, da esso neanche ipotizzate». A nulla valgono poi i pareri negativi di Arpa e Regione, perché «fondati unicamente sulla documentazione originaria e non anche sulle integrazioni richieste dal ministero». Per questo, il ricorso è respinto e l'impianto, a Cavallino, ha la strada spianata. 
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