Ambiente, la Procura indaga sul Twiga di Briatore nel Salento

Ambiente, la Procura indaga sul Twiga di Briatore nel Salento
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 12 Aprile 2017, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 10:49

È possibile realizzare uno stabilimento balneare su un terreno privato la cui destinazione urbanistica viene indicata come “servizi per la balneazione”? Il “Twiga” di Flavio Briatore sta sorgendo ad Otranto in località “Cerra” (fra il lido “La Castellana” dei fratelli Ennio e Carlo Capasa ed il lido “La Dolce Riva”) rispettando tutte le prescrizioni ambientali e urbanistiche? Lo stabilirà un’inchiesta, che al momento non vede iscritti sul registro degli indagati. 
L’inchiesta avviata dal pubblico ministero Antonio Negro con gli agenti della polizia provinciale. Abusivismo edilizio è l’ipotesi di reato che farà da guida agli accertamenti conseguenti alla scelta della Procura di Lecce di vagliare le concessioni edilizie rilasciate dall’amministrazione comunale di Otranto alle strutture turistiche.
Non sono stati, dunque, uno o più esposti a mettere in moto gli accertamenti dell’autorità giudiziaria. Non sono stati gli ambientalisti o i difensori più strenui di un modello di sviluppo del turismo lontano dalla logica del “divertimentificio” e dall’occupazione della costa ad indurre gli inquirenti ad occuparsi anche della struttura balneare che più delle altre sta suscitando attenzione, aspettative e curiosità. 
È invece l’attenzione che sta riservando la Procura alla tutela del territorio, per verificare se le vecchie e le nuove strutture ricettive rispettino i vincoli. Il modello è quello di Porto Cesareo, dove Guardia Costiera, carabinieri del Nucleo operativo ecologico, Guardia di finanza e carabinieri di Campi salentina stanno controllando uno ad uno gli stabilimenti balneari. E dove i sequestri di strutture, o di parti di esse, sono ormai all’ordine del giorno. 
Dallo Jonio all’Adriatico per arrivare nel punto più ad Est. Ad Otranto, dove sul “Twiga” si indaga per stabilire se ci siano e se si stiano rispettando i vincoli storici, artistici, archeologici, paesaggistici ed ambientali. Al vaglio anche i permessi di costruire allo scopo di chiarire se siano conformi alla destinazione urbanistica e se le opere rispettano le estensioni, le cubature e le caratteristiche indicate nel progetto. 
L’inchiesta sta per questo valutando la conformità delle strutture mobili che fra un paio di mesi offriranno agli ospiti cabine, bar, ristorante e locale notturno. Ed anche della discesa al mare che consentirà l’acceso alle acque cristalline di cala del canale del Cafaro. Tutte opere che stanno comportando un investimento di circa due milioni e mezzo di euro della società - comprese le 40 assunzioni stagionali - che hanno ottenuto le concessioni edilizie del Comune di Otranto. I cui uffici competenti hanno ritenuto il “Twiga” conforme alla destinazione urbanistica di quel tratto di costa.
Va da sé che l’inchiesta approfondirà anche le questioni urbanistiche, non fosse altro perché costituiscono uno dei passaggi più importanti per stabilire se l’accertamento dovrà concludersi con l’archiviazione o dovrà costituire la base di un eventuale processo. 
Dunque, è finito al centro di un’inchiesta il progetto lanciato da Briatore e sostenuto dalla società “Cerra” costituita da Mimmo De Santis (presidente provinciale di Federalberghi e creatore di Serra degli Alimini), Vincenzo Pozzi (salentino, ex presidente Anas), Luigi De Santis (imprenditore turistico, figlio di Roberto De Santis), Gabriele Sticchi ed Emanuele Moscara (del locale “Il Maestrale” di Otranto).

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