La viceministra Bellanova: «Alta velocità: rischio spreco per soli 20 minuti di meno»

La viceministra Teresa Bellanova
La viceministra Teresa Bellanova
di Vincenzo Maruccio
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:10

«L’Italia non si ferma a Bari con i treni e in quest’anno abbiamo lavorato senza sosta per garantire l’intera Puglia. E, dunque, Lecce, ma anche Taranto e Brindisi». Firmato: Teresa Bellanova, viceministra alle Infrastrutture. Scende in campo e lo fa all’indomani delle polemiche arrivate da una parte della politica e dagli imprenditori salentini - dubbiosi e ferocemente critici - dopo l’ok al Documento Strategico della Mobilità Ferroviaria in Commissione Trasporti alla Camera
Viceministra Teresa Bellanova, Alta Velocità fino a Lecce negata e schiaffo al Salento? C’è ancora una volta il rischio che l’Italia si fermi a Bari?
«Me lo faccia dire con chiarezza: assolutamente no. Noi, e quando dico noi mi riferisco all’intera comunità salentina, non possiamo correre il rischio di un errore prospettico né di innamorarci degli slogan. Perché il rilancio non è fatto di slogan che rischiano di alimentare solo rabbia, ma di azioni puntuali, tassello dopo tassello».
Eppure lo studio di fattibilità per l’Alta velocità sulla tratta Bologna-Lecce che lei aveva annunciato non è mai stato presentato. Perché questo ritardo?
«Quello che Rfi si era impegnata a redigere era, come ricorda, uno studio di pre-fattibilità per una analisi costi-benefici su un’eventuale nuova linea AV Bologna-Lecce. Nel frattempo, essere riusciti ad inserire nella Legge di Bilancio 5 miliardi per la velocizzazione dell’Adriatica fino a Lecce e Taranto ha totalmente modificato lo stato dell’arte perché ha impresso un’accelerazione virtuosa allo scenario e ha consentito un salto di qualità importante al lavoro in corso».
Salto di qualità, lei dice. Cosa intende?
«Grazie a quelle risorse, e sulla scorta di quanto il documento di prefattibilità indicava, il Ministero attraverso la Struttura tecnica di Missione ed Rfi hanno iniziato ad approfondire gli elementi già scaturiti dallo studio e gli interventi da realizzare sull’intera linea. Siamo nella fase in cui Rfi predisporrà definitivamente lo studio degli interventi da realizzare sull’Adriatica che saranno oggetto di discussione tra noi e i presidenti delle Regioni. Inoltre il parere, accettato dal Governo, della Commissione Trasporti della Camera, presieduta da Raffaella Paita, sul Documento Strategico della Mobilità Ferroviaria prevede la richiesta ad Rfi perché venga valutata la possibilità di estendere l’AV sulla dorsale adriatica fino a Lecce».
Viceministra, lei lo ha già detto esplicitamente: 45 miliardi per l’Alta Velocità per un risparmio di circa 20 minuti tra Lecce e Bologna rischia di essere uno sperpero di risorse. Ne è davvero convinta?
«Tanti i fattori che me lo confermano. Non ultimo il fatto che una nuova linea ad Alta Velocità non prevede fermate intermedie e contempla un consumo di suolo non indifferente. Invece, con i 5 miliardi già stanziati potremo rapidamente intervenire per velocizzare l’Adriatica fino a Lecce e Taranto senza tagliare fermate, senza distruggere suolo e senza “impattare” su territori anche molto fragili». 
Quali sono i tempi?
«Già ora su questa direttrice sono in corso una serie di interventi “inerziali” finalizzati alla velocizzazione della linea per circa 2,7 miliardi di euro che consentiranno, dal 2024, di ridurre i tempi di percorrenza da Bologna a Lecce di 35 minuti e di incrementare la circolazione dei treni merci. Per effetto di questi interventi la tratta Brindisi-Lecce è la prima su cui è stata aumentata la velocità massima da 150 a 200 km/h, mentre sono in corso i restanti interventi da Termoli a Brindisi. Rilevo che la tratta Bari-Lecce è attualmente quella più veloce dell’intera Adriatica a fronte di una Alta Velocità che, nello stesso percorso, garantirebbe un risparmio di soli ulteriori 10 minuti. Ma non finisce qui».
A cosa si riferisce?
«Dobbiamo ricordare gli altri interventi, sempre in tema di cura del ferro, già previsti e che contribuiranno a migliorare, rafforzare e implementare i collegamenti. Mi riferisco alle opere commissariate: il completamento del raddoppio sulla Pescara-Bari, la Napoli-Bari, la Taranto-Battipaglia, il Nodo ferroviario Bari Nord ma anche alla proposta di commissariamento del raccordo Aeroporto del Salento-Stazione di Brindisi, agli interventi per le Ferrovie turistiche, ai progetti per la mobilità ad idrogeno che coinvolgono le Ferrovie del Sud Est e quelle Appulo-Lucane. E’ quest’intero impianto strategico che dobbiamo considerare, e che deciderà della qualità e attrattività complessiva dei territori e anche della loro capacità di attirare investimenti. E penso, non ultime, alle Zes. Invito tutti a concentrarsi su quanto è destinato a modificare radicalmente il volto infrastrutturale della Puglia. E a lavorare tutti nella stessa direzione, perché quanto oggi è sulla carta accada nel migliore dei modi.
Resta il vulnus del Tent T che non arriva a Lecce.
«L’estensione della Rete Tent T extendend core da Ancona a Foggia non va confusa con l’AV fino a Bari visto che Foggia-Bari è all’interno della Rete Ten-T core.

Quanto a Lecce, ricordando come la negoziazione dei corridoi della Rete Ten-T sia disciplinata da un regolamento comunitario che prevede la presenza di specifici requisiti trasportistici, siamo al lavoro per comprendere quali siano i margini di manovra a disposizione. Ma è già importante che sia stata inserita, anche non costituendo un nodo della stessa, nella rete Comprehensive per ragioni di coesione territoriale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA