Allarme tumori al polmone per fumo e lavori inquinati E sotto accusa c'è il radon

Allarme tumori al polmone per fumo e lavori inquinati E sotto accusa c'è il radon
di Maddalena MONGIò
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Venerdì 26 Ottobre 2018, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 18:04
Tumore al polmone: arrivano le prime risposte. Sotto accusa amianto, sedentarietà, fumo e lavori a contatto con sostanze inquinanti. Sono le prime risultanze emerse dallo studio Protos avviato dal dipartimento Prevenzione dell'Asl di Lecce: ai raggi x dati e possibili cause sull'incidenza del tumore al polmone nel Salento. In un quadro che, purtroppo, resta allarmante con le medie provinciali più alte di quelle regionali e nazionali.
Con l'entrata in campo dell'istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa e la collaborazione del reparto di Oncologia del Fazzi che ha segnalato i casi, lo studio dell'Asl ha assunto una dimensione significativa. La prima traccia dei killer del polmone - la forma più grave di patologia nel nostro territorio - è stata presentata ieri, all'Hotel Tiziano di Lecce, nel corso del convegno Aie su Epidemiologia e diritto alla salute organizzato da Arpa Puglia e AReSS (con Regione Puglia, Università del Salento, Comune di Lecce). Platea qualificata e scientificamente testa per presentare, appunto, i primi dati elaborati dall'esperto di statistica del Cnr di Pisa.
Stili di vita, amianto e lavori a contatto con sostanze inquinanti, ma non solo. Perché il raggio d'azione è molto più vasto. E, forse per la prima volta in modo scientificamente testato, sul banco degli imputati finisce anche il radon. Detto e confermato dalle prime mappe del Salento. Con i casi di tumore al polmone esaminati che, zone rosse e numeri alla mano, trovano una stretta sovrapposizione con la maggiore concentrazione di questo gas naturale, incolore e inodore. Quanto basta per trarre una prima, preoccupante conclusione a leggere il focus la Valutazione del rischio di esposizione al radon e l'incidenza/mortalità frutto di una campagna di monirotaggio condotta dall'Asl nel 2016 (l'ultimo dato disponibile) su ben 419 scuole della provincia di Lecce: le aree a maggiore concentrazione di radon, si legge nel rapporto che allinea le differenti mappe, «sembrano sovrapporsi a quelle con tassi di mortalità per tumore polmonare più elevati e ai distretti sociosanitari con maggiore incidenza di neoplasie del polomone». L'uno e l'altro - il radon e le neoplasie - che, appunto, coincidono per territorialità.
Dalle mappe alle considerazioni. Prudenti, ma comunque confermate dalle statistiche. «Sono dati preliminari ha sottolineato al convegno il direttore del dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce, Giovanni De Filippis perché il Cnr di Pisa sta ancora elaborando le risposte. Si tratta di una sintesi dei dati disponibili, ancora da sottoporre a verifica, data la complessità dell'elaborazione. La presentazione definitiva sarà disponibile a breve. L'elaborazione statistica si è rivelata particolarmente complessa. È un momento in cui il dipartimento di Prevenzione dell'Asl Lecce può mettere in campo un'esperienza all'avanguardia, almeno per la Regione Puglia fatta sulle problematiche ambiente e salute, negli ultimi dieci anni».
Il dito nella piaga, come si diceva. Con le cause che vengono chiamate per nome. «Ci sono una serie di abitudini di vita - ha spiegato il dirigente dell'Asl Lecce - che aumentano notevolmente il rischio di tumore al polmone, oltre a quello che era scontato sin dall'inizio: il fumo di sigaretta. Ma ci sono anche segnali che investono la carenza di esercizio fisico da un lato, mentre aumentano i rischi per i lavori pesanti. In particolare il rischio è per gli agricoltori che utilizzano fitofarmaci, senza protezioni. Si evidenziano maggiori rischi nelle zone dove sono presenti coperture in eternit e il Salento è la provincia pugliese con la maggiore presenza di questo materiale».
E i veleni portati con i venti da Ilva e Cerano? «È stato esaminato anche questo aspetto rende noto De Filippis ed è stato, come si dice in questi casi, tracciato l'SO2, il biossido di zolfo indicato come il responsabile delle piogge acide, ma non sono risultati statisticamente significativi. Questi dati non sono stati ancora completamente sviluppati, ma sull'SO2 è stata fatta un'analisi su Cerano e Colacem perché avevamo i cosiddetti modelli diffusionali. Per il momento le fonti di inquinamento che incidono sul tumore sembrano essere più circoscritte rispetto a quanto si poteva ipotizzare».
E poi c'è il viaggio nei risultati dello studio che ha coperto un arco temporale che va dal 2015 al 2017 con 1.703 persone coinvolte di cui 442 malati di tumore al polmone e 1.261 come campione di controllo. Dal gruppo di controllo sono state escluse alcune persone perché non soggetti a fattori di rischio importanti. Alla fine, quindi, il gruppo di studio si è attestato a 1.678 soggetti (442 casi e 1.236 controlli). Nelle analisi sono stati considerati fattori socio-demografici, stili di vita, anamnesi familiare, esposizione delle abitazioni a fonti di inquinamento e il lavoro svolto.
Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico è stato considerato SO2 prodotto da alcune aziende del territorio come Colacem (dati 1990 ritenuti più rappresentativi) e Cerano (dati 1993 ritenuti più rappresentativi). «L'esposizione individuale all'inquinamento prodotto è stata definita attribuendo ad ogni singolo soggetto la concentrazione di SO2 stimata nel punto di residenza geo-localizzato. La residenza georeferenziata è quella del periodo 1987-1997 cioè quella compatibile con il periodo di induzione latenza del tumore al polmone».
Tra le 442 persone con tumore al polmone è stato osservato che hanno un'età media più alta rispetto a chi non è malato e un livello di istruzione più basso (dato che incrocia quello di AReSS). I pazienti maschi sono in numero superiore rispetto alle donne: 351 (79%) contro 91 (21%). E poi le cattive abitudini. Chi ha contratto un tumore al polmone mostra scarsa propensione all'attività fisica, circostanza che è ancora più grave se accompagnata da un lavoro pesante; un basso consumo di carne bianca e un maggior consumo di alcool.
A questo si aggiunge il vizio del fumo. I non fumatori rappresentano solo l'8,82%, ma quel che più desta stupore riguarda quel 22% di fumatori che non smettono nonostante la diagnosi di neoplasia polmonare. Altro elemento riguarda l'anamnesi familiare. I pazienti con tumore al polmone presentano, sempre rispetto al gruppo di controllo, minore presenza di ipertensione, ma la loro storia pregressa è caratterizzata da patologie respiratorie, tumori diversi dalle neoplasie polmonari e maggiore frequenza di familiarità per tumore. La neoplasia polmonare più rappresentata è l'adenocarcinoma (39,82% dei casi). E per finire i malati hanno vissuto, per almeno 10 anni continuativi prima del 2006, vicino ad attività con potenziale presenza di amianto.
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