Agricoltura, il 2022 tra i più caldi di sempre (+1,07°): nel Salento in tavola arrivano le tardizie

Agricoltura, il 2022 tra i più caldi di sempre (+1,07°): nel Salento in tavola arrivano le tardizie
di Andrea TAFURO
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Lunedì 7 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:41

Il caldo autunnale in Salento allunga la fioritura delle “tardizie” come le melanzane, zucchine e altri ortaggi che continuano a maturare a stagione ufficialmente conclusa. E così a deliziare i palati a tavola sono ancora le caponate invece delle cime di rapa, così come vorrebbe la stagione (almeno sul calendario).
Ad incidere infatti sulle produzioni sono le alte temperature e i cambiamenti climatici che solo considerando i primi 10 mesi del 2022, hanno reso l’anno in corso tra i più caldi di sempre: +1,07 gradi rispetto alla media storica secondo dati “Isac Cnr”, che effettua rilevazioni in Italia dal 1800. 
Una situazione messa in evidenza da Coldiretti Lecce, che se da un lato estende nel periodo autunnale la presenza degli ortaggi sui banchi dei mercati, favorendo il commercio di prodotti freschi, dall’altro preoccupa molto l’allungamento della fase vegetativa delle piante, a causa del caldo perdurante fuori stagione, con il rischio di far ripartire le fioriture e il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni.

Il surriscaldamento

La tendenza al surriscaldamento delle ultime settimane è dunque evidente in Puglia, come anche in Salento, dove la classifica Coldiretti degli anni più caldi, negli ultimi due secoli, si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. 
«Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione – afferma il direttore di Coldiretti Lecce, Aldo De Sario – che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi».

L’agricoltura per Coldiretti resta infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli promuovendo l’uso razionale dell’acqua, l’innovazione tecnologica per la riduzione dell’impatto ambientale, l’economia circolare con la produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano e lo sviluppo del fotovoltaico sui tetti senza consumo di terra fertile. 

«Con le temperature così alte fuori stagione per gli ortaggi e le semine – prosegue De Sario – sono balzati alle stelle i costi di carburante per l’irrigazione e in difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono in realtà tutte le colture in campo a causa della maturazione contemporanea degli ortaggi, come cime di rape, cicorie e finocchi pronti alla raccolta già ad ottobre con i prezzi in campo in discesa libera. Una situazione seppur residuale che risulta essere preoccupante – sottolinea il direttore di Coldiretti Lecce - dopo che nel 2022 in Puglia la siccità ha causato un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma anche la maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non ha assorbito le produzioni. Ma gli effetti sono stati evidenti anche sul settore olivicolo, con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 50% in Puglia».

L'allarme parassiti

E nelle campagne del Salento gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dove sono ancora diffuse zanzare e mosche. Tutti fattori che uniti alle condizioni metereologiche analizzate da Coldiretti Puglia compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e locale, con danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno superano già i 300 milioni di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.

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