"Mai interessata agli alloggi, se ne occupavano Marti e Perrone"

Adriana Poli Bortone
Adriana Poli Bortone
di Paola ANCORA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Marzo 2017, 06:45
«Mi sono chiesta che c’entro io. Non mi sono mai occupata di case. Se ne occupavano gli assessori: Marti, Perrone». Adriana Poli Bortone, ex ministro e parlamentare e sindaco della città dal 1999 i primi mesi del 2007, liquida con queste parole la notizia dei nuovi sviluppi nell’inchiesta sulla gestione delle case popolari che la vede indagata.
Poche parole e l’indicazione di coloro che, all’epoca della sua amministrazione e a suo avviso e memoria, si occupavano di case quando lei sedeva sulla poltrona di sindaco: gli ex assessori, oggi rispettivamente parlamentare e sindaco, Roberto Marti e Paolo Perrone, indagati come lei.

Senatrice come ha reagito alla notizia di essere indagata?
«Veramente io ho saputo di questo fatto dai giornali. Non so nemmeno che dire. Mi sono chiesta che c’entro io».

Lei è stata sindaco fino all’inizio del 2007 e l’inchiesta copre un arco temporale dal 2006 al 2015.
«Sì, ma io non mi sono mai occupata di case. Gli assessori se ne occupavano: Marti, Perrone. Loro se ne occupavano. è la prima volta che vengo a conoscenza di certe cose. E mi ripropongo di andare a capire se posso almeno sapere e chiedere di che si tratta, di che parliamo».
 
È stata sindaco della città per nove anni: come poteva non sapere nulla della gestione degli alloggi popolari nella Lecce che ha amministrato?
«Le dico quello che ricordo: del resto non sono più sindaco da dieci anni. Ricordo che c’era una graduatoria, redatta da una commissione specifica che aveva a capo un magistrato. Ricordo che le case venivano assegnate in base a punteggi, decisi per un fatto matematico. Questo ricordo io. Ma ripeto: non mi interessavo direttamente di questo settore». 

Senatrice ricorderà che la graduatoria cui fa cenno è rimasta in vigore per moltissimi anni, creando non poche distorsioni nelle assegnazioni delle case.
«Ma non so dirle perché si è aspettato tanto tempo a farne una nuova. So che l’assegnazione degli alloggi popolari avveniva a seguito di un lungo iter, per valutare tutti i criteri e i requisiti degli aventi diritto. Se la memoria non mi inganna, mi pare che quelle assegnazioni le facemmo nella Sala consiliare tanta gente c’era. E alla presenza della commissione che le dicevo, presieduta da un magistrato. Per le Case Magno al rione San Pio, di gestione mista fra Comune ed ex Iacp, addirittura ricordo di aver commissionato io un’indagine interna per capire chi pagava e chi no».

L’inchiesta indaga anche i presunti rapporti dell’apparato del Comune con la criminalità della città. Cosa ne pensa?
«Ma al di fuori della graduatoria, io non posso immaginare siano state fatte forzature. Anche perché ogni cittadino ha il diritto, una volta saputo delle assegnazioni, di fare ricorso. Se le case oggi sono occupate evidentemente c’è anche uno scarso controllo. Perché se la casa è ufficialmente libera si mette a bando, se invece è occupata si ha il dovere di mandare via gli occupanti e rimetterla disponibile. Io ho sempre saputo e pensato a graduatorie regolari, in base a punteggi chiari. Non so altro».

La notizia che lei è indagata è venuta fuori ora, nel pieno della campagna elettorale. Questo non la preoccupa?
«Io vorrei soltanto capire di che parliamo, di che si tratta. Non sono candidata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA