Addio Elettra Ingravallo, intellettuale dell'archeologia

Addio Elettra Ingravallo, intellettuale dell'archeologia
di Ilaria MARINACI
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Domenica 1 Marzo 2020, 10:01
La comunità scientifica salentina, e non solo, è rimasta orfana dell’intelligenza, della sensibilità e dell’acume di Elettra Ingravallo. La studiosa di Paletnologia, originaria di San Pancrazio Salentino, che ha legato il suo nome alle indagini archeologiche fatte nelle più importanti grotte preistoriche salentine, è scomparsa ieri, all’età di 72 anni, a Lecce, dove viveva con il marito Roberto. La morte è sopraggiunta dopo una lunga malattia affrontata – dice chi la conosceva bene – con dignità, tenacia e coraggio. A darne la prima notizia è stata la casa editrice Manni con la quale lo scorso anno la Ingravallo aveva pubblicato il suo ultimo saggio, “La Grotta dei Cervi e la preistoria nel Salento”.

«Era una grande intellettuale – si legge nel post pubblicato sul profilo Facebook di Manni – che ha fatto tantissimo per la cultura del territorio, e non solo, che ha letto la storia come insegnamento di apertura e scambio tra le genti, che si è sempre impegnata nelle battaglie politiche, che ha formato generazioni di studenti con le sue lezioni rigorose e appassionanti. Ma soprattutto per noi era un’amica, e siamo fortunati ad averla incontrata». Allieva prediletta di Giuliano Cremonesi, che, nel 1963, occupava la cattedra di Paletnologia all’ateneo di Lecce, la Ingravallo ha fatto suoi i preziosi insegnamenti del maestro, soprattutto nel metodo con cui conduceva le sue indagini sul campo: nella sua lunga carriera, non ha mai azzardato ipotesi prima di avere idee ben precise sui dati che stava analizzando. Ha affiancato Cremonesi durante le campagne di scavo alla Grotta delle Veneri di Parabita e alla Grotta dei Cervi di Porto Badisco, la cosiddetta “Cappella Sistina del Neolitico”, mentre la prima monografia a sua firma è stata quella dedicata alla Grotta Cappuccini di Galatone. Professore ordinario di Paletnologia all’Università del Salento per decenni, amata a stimata da generazioni di studenti, ha diretto numerose campagne di scavo, contribuendo a contestualizzarne i reperti: dal villaggio neolitico di Sant’Anna a Oria, uno dei primissimi scavi con la sua direzione scientifica, a quello di Torre Sabea a Gallipoli, insieme all’Università di Toulouse, dai tumuli di Salve alla necropoli di Serra Cicora a Nardò.

Qui, quando si prospettò l’idea di realizzare un porto turistico, la Ingravallo fu in prima linea al fianco di chi si opponeva al progetto, suggerendo, invece, all’epoca, la realizzazione di un museo archeologico all’aperto. Il suo approccio nel condurre le indagini sul territorio era di tipo naturalistico e fondato sulle norme che regolano l’evoluzione geologica e stratigrafica. «Abbiamo perso una grande donna, una grande studiosa e, personalmente, una grande amica», dice commossa Assunta Medica Orlando, direttrice dell’Alca-Museo e Biblioteca di Maglie, allieva, come la Ingravallo, di Cremonesi. «Alla sua ricerca scientifica – sottolinea – ha saputo dare un carattere originale. Non voleva esplorare tanto il significato del reperto quanto i significanti che animavano i frammenti rinvenuti. Li usava per ricostruire il quadro più ampio che era andato perduto». Anche la sezione Sud Salento di Italia Nostra ricorda con affetto e commozione l’archeologa: «La sua disponibilità a divulgare le conoscenze e a collaborare nelle azioni di tutela è risultata fondamentale per tutelare un patrimonio di inestimabile valore scientifico, culturale e sociale. Grazie Elettra».
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