Abusivismo edilizio, piano Lecce: «Incentivi a chi abbatte da sé». Nel Cis progetto pilota da 18 milioni

Abusivismo edilizio, piano Lecce: «Incentivi a chi abbatte da sé». Nel Cis progetto pilota da 18 milioni
di Paola ANCORA
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Domenica 17 Novembre 2019, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:12
Diciotto milioni di euro per rigenerare il paesaggio costiero e intervenire sull’abusivismo edilizio con una batteria di interventi diversi: incentivi alla demolizione volontaria; permute dei suoli liberati con altri suoli, di uguale metratura, per ricostruire le abitazioni demolite; espropri e indennizzi e poi sconti sulle tasse a tutti i proprietari di case condonate che volessero, nel corso degli anni, migliorare la sostenibilità ambientale delle loro abitazioni. Tutto il “piatto” vale 18 milioni di euro in tre anni: è questa la cifra che il Comune di Lecce prevede di ottenere e di utilizzare per un cantiere sperimentale di recupero edilizio, la cui apertura sarebbe possibile grazie al finanziamento del Contratto Istituzionale di Sviluppo (Cis) promesso dal Governo giallo-verde e confermato da quello in carica. 
Diciotto milioni da destinare esclusivamente a Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda – escluse, quindi, Frigole e San Cataldo – per farne un modello, «un prototipo d’intervento innovativo per i territori costieri meridionali – è scritto nella nota allegata al Cis - segnati dalla presenza di insediamenti abusivi che oggi scontano stallo nell’istruttoria delle pratiche di condono e nella demolizione degli immobili non condonabili; inefficacia della pianificazione di recupero e degrado ambientale; incapacità di proporsi come spazi qualificati entro un modello turistico e residenziale competitivo e sostenibile». 

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Da un lato, la vivida memoria della devastazione causata dal maltempo che nei giorni scorsi ha sferzato il Salento, provocando danni da milioni di euro ad abitazioni, infrastrutture e aziende lungo il litorale ionico. Dall’altro, il diffuso abusivismo edilizio, con migliaia di case costruite dove non avrebbe dovuto esserci altro che sabbia e mare: 53mila sono soltanto quelle in attesa di istruttoria, confluite nel dossier del Centro studi di Sogeea relativo a una quindicina di comuni salentini. Una goccia nel mare. «Sarebbe sbagliato però – spiega l’assessore all’Urbanistica del Comune capoluogo, Rita Miglietta – scaricare la responsabilità dell’abusivismo solo sui cittadini. La responsabilità di questa situazione è anche degli enti pubblici, che non hanno dato risposte alle domande di sanatoria e che, purtroppo, spesso hanno pianificato e realizzato opere pubbliche non sostenibili lungo il litorale. Ed è anche del Governo, che insieme alla Regione deve finanziare questo indispensabile New Deal verde. Il Piano Casa non è più sufficiente». 

Proprio Miglietta, insieme al Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano che ha sviluppato iniziative e progetti sulla riforma degli insediamenti abusivi nel Mezzogiorno, ha confezionato il progetto pilota sull’abusivismo inserito nel Cis. Cosa prevede? «Un patto di collaborazione fra proprietari di case, imprese e istituzioni locali» innanzitutto, che abbia durata triennale, come il relativo laboratorio di rigenerazione urbana all’interno del quale proporre un sistema di «incentivi alla demolizione volontaria, permute dei suoli liberati e trasferimenti volumetrici , espropri e indennizzi, reimpiego in situ e valorizzazione dei detriti da demolizione», che consentirebbe – come sta avvenendo ad Acquatina – di usare i materiali di risulta per realizzare sedute, marciapiedi e muretti. Infine, nel progetto è previsto anche un uso ragionato della leva fiscale per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio già regolare, sanato, e del quale può essere migliorata la sostenibilità. 
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