Latina, l'isolamento fa aumentare la violenza domestica: richieste di aiuto con messaggi, mail e sui social

Francesca Innocenti
Francesca Innocenti
di Laura Pesino
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Venerdì 8 Maggio 2020, 12:30
Il timore aveva accompagnato le prime fasi della pandemia, quando ancora nessuno poteva immaginare quanto sarebbe durato l'isolamento. E ora, a due mesi dall'inizio del lockdown, i dati non hanno purtroppo smentito le peggiori previsioni. Non solo le violenze di genere tra le mura domestiche sono aumentate, ma le donne, scontando la loro condizione di lavoratrici spesso precarie o sottopagate, si ritrovano senza reddito e più sole. A descrivere cosa è accaduto in queste lunghe settimane di quarantena, in realtà non ancora terminate, è la presidente del centro donna Lilith di Latina, Francesca Innocenti, che analizza la situazione a partire dai numeri: 21 nuovi colloqui nel mese di aprile, 50 da metà marzo ad oggi e in cinque casi è stato necessario un allontanamento. A questi numeri vanno aggiunti 20 nuovi contatti arrivate nella sola sede di Aprilia.

«Con l'emergenza sanitaria il nostro lavoro non si è mai fermato racconta la presidente ma è stato necessario rimodularlo. Abbiamo dovuto interrompere i colloqui dal vivo e questo ha creato non poche difficoltà perché la presenza e il contatto è tutto per le donne che subiscono violenza. I colloqui si svolgono quindi telefonicamente o su skype e le vittime, impossibilitate ad uscire dalla propria abitazione, ci hanno contattate soprattutto con i messaggi ma anche attraverso la mail e perfino sui social. In alcuni casi sono state create delle chat di supporto nel caso in cui le vittime fossero impossibilitate a parlare. Ora contiamo, dal 18 maggio, di poter riprendere gli ascolti in presenza nello stesso modo di prima, con i dispositivi di protezione e le lastre in plexiglass che ci consegneranno a giorni».

Chiaro che la condizione di convivenza forzata non ha fatto che acuire situazioni di violenza domestica che altrimenti sarebbero rimaste latenti o sommerse. Ecco perché i numeri segnalati riguardano donne che non avevano mai chiesto aiuto prima e che mai si erano rivolte a un centro antiviolenza. La gran parte delle vittime ha segnalato abusi psicologici che hanno generato ansia e timori, ma molti sono stati anche gli episodi di vere e proprie aggressioni fisiche. Ma c'è un altro dato inquietante che emerge dai colloqui: «Insieme alla violenza domestica spiega Francesca Innocenti si aggrava anche l'indigenza. Molte delle persone che si sono rivolte a noi non avevano la fortuna di un lavoro sicuro e in questa situazione hanno perso un impiego magari precario oppure in nero. Ci siamo quindi rese disponibili anche a fornire un orientamento sui servizi attivati dai Comuni per garantire la sopravvivenza».

I nuovi contatti hanno reso inoltre evidente le criticità del sud pontino, dove non esiste nessun Centro. Il 30% delle richieste di aiuto proviene infatti proprio dai comuni di Terracina, Formia e Minturno. Un altro dato è poi relativo al fatto che nel corso della quarantena sono state vittime di violenza donne più mature, con un incremento di casi nella fascia di età compresa tra i 45 e i 65 anni. Il centro Lilith resta disponibile al numero 0773.664165 e al 347.7318149, quest'ultimo con una reperibilità h24. E' poi sempre possibile contattare il 1522 nazionale per essere indirizzate verso il centro antiviolenza più vicino al proprio comune o anche utilizzare in farmacia la frase in codice mascherina 1522 per denunciare gli abusi.
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