Zona gialla: spostamenti weekend, cosa possiamo fare? Rischio assembramenti nelle città, multe fino a mille euro

Zona gialla: spostamenti weekend, cosa possiamo fare? Rischio assembramenti nelle città, multe fino a mille euro
Zona gialla: spostamenti weekend, cosa possiamo fare? Rischio assembramenti nelle città, multe fino a mille euro
di Gianluca De Rossi
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Venerdì 5 Febbraio 2021, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 11:49

Zona gialla, via al primo weekend con il rischio di nuovi assembramenti. Le città corrono ai ripari per evitare che il numero dei contagi possa esplodere: a RomaMilanoFirenze e nelle altre grandi città saranno controllati i centri storici e le vie dello shopping, con le zone di raduno per gli aperitivi dei giovani (e non solo) sorvegliate speciali dalle forze dell'ordine. I controlli nelle grandi città, dunque, saranno intensificati principalmente nei luoghi della movida. Così, a Firenze il sindaco Nardella firma un'ordinanza per i controlli (le violazioni costeranno care ai trasgressori che rischiano una multa che va dai 400 ai 1.000 euro) e lancia un appello alla cittadinanza perché il rischio è di ritornare presto in zona arancione: «Serve collaborazione altrimenti rischiamo di andare in zona arancione».

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I piani sicurezza

Piani sicurezza ad hoc, dunque, varati dalle città per evitare le scene che hanno invaso social network e quotidiani appena una settimana fa, alla vigilia dell'addio al rosso e arancione. Folle e assembramenti che, in alcuni casi, si sono trasformate in feste a cielo aperto e, addirittura, risse.

Roma

 

Nella Capitale si vogliono evitare le resse che si sono viste settimana scorsa in particolare nella zona del Tridente, nel cuore della città. Sono stati predisposti corridoi con delimitazioni a Piazza del Popolo per rendere più fluido il transito delle persone ed evitare stazionamenti, controlli al Pincio anche con pattuglie a cavallo di polizia e carabinieri. L'accesso all'area del Tridente sarà contingentata, con la possibilità di procedere a chiusure delle stazioni metro Spagna e Flaminio in caso di necessità. Via del Corso, la strada dello shopping, sarà invece divisa in settori. Il dispositivo di sicurezza, predisposto oggi in seguito alla riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza, riprende quello attuato a dicembre, in occasione dello shopping natalizio, ma con maggiore attenzione alle aree in cui si sono registrati affollamenti lo scorso fine weekend. I controlli non si limiteranno solo al centro storico, ma verranno estesi anche a tutte le zone della movida capitolina: da Trastevere all'Eur, da San Lorenzo a Ponte Milvio, dal Pigneto alla zona universitaria di piazza Bologna.

Sotto la lente anche il lungomare di Ostia. «Il sistema di controllo del territorio finora ha tenuto grazie al senso di responsabilità dimostrato dai romani - il commento del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi -. Bisogna continuare a mantenere alta l'attenzione».

Milano

 

Verifiche ben visibili e intensificate anche a Milano, dove lo scorso fine settimana si sono registrate folle in particolare nella zona dei Navigli. Sotto la lente delle forze dell'ordine finiscono anche le zone di corso Como e corso Garibaldi in particolare per verificare il rispetto dell'orario di chiusura dei locali, la presenza dei clienti in rapporto alla capienza, l'uso corretto di mascherine e il rispetto del distanziamento.

Firenze

 

A Firenze, invece, il sindaco Dario Nardella ha firmato l'ordinanza che impone il divieto di stazionamento nelle aree a maggior rischio affollamento. L'area interessata dal provvedimento, concordato con la prefettura, è compresa nel perimetro delimitato da piazza Beccaria (esclusa), Borgo La Croce, piazza Sant'Ambrogio, via Pietrapiana, via Giuseppe Verdi, via dell'Agnolo, viale della Giovine Italia (escluso). Predisposta anche la limitazione dell'accesso nelle vie, piazze ed altri spazi pubblici. Le violazioni costeranno care ai trasgressori che rischiano una multa che va dai 400 ai 1.000 euro.

«Non c'è da stare tranquilli o essere superficiali - dice il sindaco di Firenze Dario Nardella -. L'ordinanza si è resa necessaria perché i contagi sono aumentati: ci saranno molti controlli». L'ordinanza (in vigore dalle 18 di oggi) prevede il divieto di stazionamento nelle aree a maggior rischio assembramenti nei giorni di venerdì e sabato. Il sindaco ha detto che queste regole sono necessarie «altrimenti rischiamo di andare in zona arancione.

Poi ci vuole la collaborazione di tutti. Ringrazio la stragrande maggioranza dei cittadini: mi fa arrabbiare che una minoranza di persone irresponsabili metta a rischio i comportamenti» corretti «degli altri». Nardella ha riposto anche a chi gli faceva notare che il presidente della Regione Eugenio Giani ha detto di evitare i paternalismi con i giovani: «Con i giovani - ha concluso il primo cittadino - parlo sempre, tanti ragazzi mi danno ragione. Molti giovani si comportano bene. Se uno sbaglia non fa il paternalista, ma l'amministratore pubblico e segue l'interesse pubblico».

Spostamenti

 

Arriva il via libera alla riapertura degli impianti di sci dal 15 febbraio nelle zone gialle. Ma la possibilità che gli italiani possano tornare a sciare dipenderà da una delle prime scelte alle quali sarà chiamato il nuovo governo di Mario Draghi: revocare, o meno, il divieto di spostamento tra le Regioni. Decisione sulla quale peserà anche l'andamento della curva epidemiologica, con gli esperti che già parlano di «un'inversione di tendenza» e si dicono preoccupati dell'impatto delle varianti del virus, soprattutto in Abruzzo e Umbria. Il divieto scadrà tra una settimana. 

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I timori sulla zona gialla

 

L'indicazione data dai tecnici al governo Conte era quella di proseguire con la misura almeno fino al 5 marzo, quando scadranno gli altri provvedimenti contenuti nel Dpcm. Indicazione arrivata sulla base di un ragionamento: si stanno esaurendo gli effetti delle chiusure natalizie e solo nelle prossime settimane si potranno vedere quelli legati al passaggio di quasi tutta l'Italia in zona gialla. In presenza di un esecutivo dimissionario e con un nuovo premier incaricato, sottolineano fonti ministeriali, l'attuale governo si occuperà solo degli affari correnti e non deciderà nulla, tantomeno prenderà iniziative per quanto concerne decisioni che vanno ad incidere sulle libertà personali dei cittadini. Il 15 febbraio sarà il nuovo governo a stabilire il percorso da seguire; in caso invece non dovesse essersi ancora insediato un esecutivo, il provvedimento decadrà. Il dato certo è che la situazione resta ancora precaria. 

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Cabina di regia nelle prossime ore

Nelle prossime ore ci saranno la cabina di regia del ministero della Salute e poi le eventuali ordinanze del ministro Roberto Speranza, se qualche regione dovesse registrare un peggioramento della situazione. Che secondo la Fondazione Gimbe già c'è: nell'ultima settimana è risalito l'incremento dei nuovi casi in 9 regioni e in 5 si registra un aumento dell'incidenza su 100mila abitanti. Una delle 9 è la Campania e la regione sta valutando un nuovo stop per le lezioni in presenza, che sono riprese solo il 1 febbraio. Rischia anche l'Umbria, che potrebbe diventare rossa: al di là dei numeri (Rt a 1,14, occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica sopra la soglia critica e un rischio complessivo alto per 3 o più settimane), a preoccupare sono i casi legati alla variante brasiliana. Ne sarebbero stati individuati già diverse decine, soprattutto nella provincia di Perugia dove c'è un'incidenza di 273,38 casi ogni 100mila abitanti. 

Preoccupa l'Abruzzo

E preoccupa l'Abruzzo, dove si stima che il 40% dei casi emersi a Pescara negli ultimi giorni siano dovuti alla variante inglese. Non dovrebbero invece cambiare colore la provincia di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, che nelle mappe dell'Unione europea sono classificate come zone ad alto rischio e posizionate in 'rosso scurò, quelle dove si registra un'incidenza superiore ai 500 casi ogni 100mila abitanti. Almeno sulla base dei primi dati, Bolzano rimarrà in arancione, anche se secondo il Gimbe ha un incremento del 10,1% dei casi, e il Friuli in gialla. In attesa delle decisioni di Draghi, dal Comitato tecnico scientifico è arrivato dunque il via libera alla riapertura degli impianti, anche se gli esperti hanno sottolineato che andrà tenuto conto dell'andamento epidemiologico e dell'impatto delle varianti del virus. Se il divieto non verrà prorogato e se anche Bolzano tornerà in zona gialla, si potrà sciare in tutto l'arco alpino e sull'Appennino. Ma con una serie di restrizioni: vendita di skipass contingentati, capienza di funivie e cabinovie ridotta al 50% per difetto, seggiovie al 100% solo se non utilizzano le cupole paravento, sistemi per gestire le code agli impianti, regole rigide per l'accesso ai rifugi, mascherina obbligatoria. 

Cts dice no alle regioni

Il Cts ha invece bocciato la proposta delle Regioni di riaprire anche in zona arancione con la capienza ridotta al 50% su tutti gli impianti e l'uso obbligatorio delle mascherine Ffp2. Per quanto riguarda i comprensori più grandi, quelli che si estendono oltre i confini provinciali e regionali, infine, gli esperti hanno ribadito che dovranno rimanere chiuse le aree che ricadono in zona arancione. 

«Ora però va tolto il divieto di circolazione tra le Regioni, abbiamo bisogno di sapere che si possa venire in montagna - dice il presidente dell'Associazione nazionale impianti funiviari (Anef) Valeria Ghezzi interpretando il punto di vista di centinaia di imprenditori e lavoratori della montagna -. Non voglio pensare che le imprese interrompano la cassa integrazione per i dipendenti e poi venerdì prossimo ci dicano che non tolgono il divieto di spostamento. Abbiamo già subito tantissimi danni e decine di aziende sono in crisi di liquidità».

 
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