Zona arancione, 6 regioni a rischio (Lombardia, Lazio, Marche, Emilia, Piemonte e Friuli). Abruzzo verso il rosso

Zona arancione, 6 regioni a rischio (Lombardia, Lazio, Marche, Emilia, Piemonte e Friuli). Abruzzo verso il rosso
Zona arancione, 6 regioni a rischio (Lombardia, Lazio, Marche, Emilia, Piemonte e Friuli). Abruzzo verso il rosso
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 19:53 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 16:49

Sei Regioni verso l’arancione e un generale aumento delle misure di contenimento anti Covid. Alcuni flash: l’Abruzzo, dove già le province di Pescara e Chieti sono sigillate, rischia la fascia rossa; in Umbria, oltre alle misure già previste in provincia di Perugia fino a domenica (potrebbero essere prolungate), se ne valutano altre per Terni. La Campania dovrebbe restare gialla, ma è già stata individuata una variante autoctona che si affianca all’inglese: la situazione epidemiologica è in peggioramento in alcune città come Castellamare di Stabia e Torre del Greco. Le Marche, dove ad Ancona corre la mutazione inglese, sono a un passo dall’arancione. Scontato il passaggio a quel colore per Emilia-Romagna e Lombardia, mentre il Lazio è in bilico, come il Piemonte. Tutte queste decisioni sono attese per domani, quando si riunirà la cabina di regia, e diventeranno operative da domenica. Ma cosa sta succedendo in Italia?

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Le ultime proiezioni del Ministero della Salute prevedono che nel giro di tre o quattro settimane la B.1.1.7, la variante inglese di Sars-CoV-2, sarà prevalente, soppianterà quella originale anche in Italia. Corre più veloce (è almeno il 30 per cento contagiosa) anche perché infetta più facilmente i giovanissimi che di solito non hanno sintomi ma si trasformano in portatori del virus. Segnali poco rassicuranti della variante brasiliana, presente soprattutto in Umbria, e della sudafricana, trovata in Alto Adige (va isolata rapidamente per la sua resistenza ai vaccini). A Viggiù, uno dei 4 comuni della Lombardia in zona rosa, 14 casi di variante scozzese, che a sua volta è una mutazione di quella inglese. Questo quadro spiega perché, nonostante i numeri dell’epidemia in Italia siano stabili, al Ministero della Salute sono fortemente preoccupati e stanno vagliando ipotesi di intervento: anche senza il lockdown per alcune settimane proposto da Ricciardi (consulente del ministro), c’è un ventaglio di interventi possibili: tutta l’Italia in fascia rossa nei fine settimana o, ancora, applicazione chirurgica delle chiusure dei territori ogni qual volta emerga la presenza diffusa di varianti come fatto a Perugia, Chieti e Pescara
 

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L'andamento

I numeri dell’epidemia, paradossalmente, non riescono a fotografare questa avanzata sotterranea delle varianti.

Ieri 12.074 casi positivi e 369 decessi, i ricoveri diminuiscono. Se si fa un raffronto tra l’ultima settimana (17-11 febbraio) e quella precedente (10-4 febbraio) si vede che i nuovi casi positivi sono calati dell’1,2 per cento (da 84.516 a 83.465), ancora più marcato il decremento dei decessi: 11 per cento (da 2.509 a 2.207). I posti letto occupati da pazienti Covid erano 21.894 mercoledì 3 febbraio, oggi sono 20.317. In sintesi: guardando questi numeri si rischia di essere ingannati. Le varianti ci sono e sono come una molla che presto si espanderà. La cabina di regia, che tra oggi e domani analizzerà i dati sull’Rt (indice di trasmissione) e sui 21 indicatori delle Regioni, si prepara a lanciare un nuovo invito a precauzioni ancora più severe e a suggerire il cambio di colori in mezza Italia. L’Rt nazionale ormai è a 1, il limite considerato critico. 

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Il tema dell'Rt

Alcuni esperti criticano l’utilizzo di questo strumento: sul Journal of Medical Virology pubblicato un articolo firmato dai professori Antonello Maruotti (Lumsa), Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico) e Fabio Divino (Università del Molise) che criticano l’uso di questo valore per decidere le chiusure: «E’ improprio, rischioso e poco affidabile». Al di là del dibattito sull’Rt, ciò che comunque emerge è che alcune regioni sono in bilico e si apprestano al passaggio da fascia gialla ad arancione (che prevede, ad esempio, solo l’asporto per bar e ristoranti): succederà in Lombardia e in Emilia-Romagna, Anche il Molise è a rischio passaggio in arancione: già la settimana scorsa l’Rt medio era alto (1,09), negli ultimi giorni si è riempito l’ospedale Cardarelli di Campobasso. Nel Basso Molise ci sono già 28 città in fascia rossa e anche qui è stata rilevata la presenza delle varianti. Nodo da sciogliere per il Lazio: l’Rt è attorno a 1, ma bisognerà valutare il valore più basso dell’oscillazione e tenere conto che l’indice di riempimento degli ospedali è basso. I dati del contagio (ma le rilevazioni della cabina di regia si basano su una tempistica differente) nel Lazio dicono che i nuovi casi sono diminuiti nell’ultima settimana del 2,3 per cento. Veneto e Friuli-Venezia Giulia vanno alla conferma del giallo.

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