Treviso, padre orco violenta la figlia di 2 anni: arrestato grazie alla polizia australiana

Treviso, padre orco violenta la figlia di 2 anni: arrestato grazie alla polizia australiana
Treviso, padre orco violenta la figlia di 2 anni: arrestato grazie alla polizia australiana
di red web
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Venerdì 23 Agosto 2019, 14:44 - Ultimo aggiornamento: 20:54

Era tra le mura di casa - ancora una volta - l'orco che sarebbe responsabile di una tremenda storia di violenza ai danni di un minore: una bambina di soli due anni e mezzo sarebbe stata violentata dal padre, un 46enne, che per guadagnarci anche dei soldi postava poi sul dark web i video degli atti sessuali, ad uso delle chat per pedofili. L'uomo si è tradito da solo: pensava che con i video visti nei pc e negli smartphone dell'Australia - paese dove faceva più 'affarì - sarebbe rimasto al sicuro.

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Invece l'ha incastrato proprio la polizia australiana, che scandagliando il peggio di internet è incappata in quei filmati, ha notato alcuni frame in cui il violentatore mostrava il volto, parlava in italiano, si lasciava scappare l'immagine della targa di un'auto. Così l'ha segnalato ai colleghi italiani. Si sono messi in moto la Polizia postale, la Procura della Repubblica di Venezia, la squadra mobile, che nei giorni scorsi ha notificato al 46enne, residente in un paese del trevigiano, l'ordinanza di custodia in carcere, firmata dal gip Massimo Vicinanza su richiesta dei pm Giorgio Gava e Roberto Terzo. 

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L'uomo, in prigione a Treviso, è accusato di violenza sessuale aggravata e commercio di materiale pedopornografico. È il padre biologico della bambina. Viveva da solo con lei, dopo che la madre aveva lasciato l'abitazione. L'indagine ha preso avvio alcuni mesi fa. Gli abusi e le violenze documentati nei video risalirebbero invece a 3-4 anni fa. La vittima adesso ha sei anni. L'uomo utilizzava una telecamera amatoriale per riprendere le violenze, poi metteva i filmati in vendita nelle chat frequentate dai pedopornografi. In Australia la polizia era già impegnata in una vasta indagine sulla pedofilia su internet, quando, fra centinaia di video con minorenni, si è soffermata su uno dei più turpi: c'era una bambina di neppure tre anni, ed un adulto, che parlava in italiano, mostrava ad un certo punto il suo volto.

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Il resto, incrociando i dati della targa e l'accento veneto, l'ha fatto la Polizia italiana. L'uomo è in carcere a Treviso. La bambina, per la quale ora si dovrà valutare l'affido a parenti o, con più probabilità, ad una comunità protetta, deve ancora essere sentita dagli inquirenti. «È una notizia disgustosa: non scrivete padre, è un verme, un infame, non una bestia, le bestie non fanno queste cose», ha twittato il leader della Lega Matteo Salvini. Duri i commenti anche da chi si occupa per motivi professionali di violenza sui bambini, come la criminologa Antonella Cortese, vicepresidente dell'Accademia italiana scienze di polizia investigativa e scientifica.

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«Niente più di umano c'è in chi va a caccia sul web di pedofilia e pedopornografia online, niente più di umano per chi violenta donne e bambine», afferma Cortese, lanciando un avvertimento: «la prima regola è non condividere (e non far condividere) foto dei propri figli sui social media o controllare sempre il livello di privacy dei contenuti multimediali».

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