Non era stato giudicato socialmente pericoloso e, per questa ragione, aveva ottenuto di poter vedere suo figlio durante la custodia cautelare ai domiciliari per tentato omicidio. Ci sono valutazioni e decisioni dell'autorità giudiziaria alla base della circostanza che ha permesso a Davide Paitoni, 40 enne di Morazzone (Varese), di poter frequentare il figlio Daniele, 7 anni, che l'uomo ha ucciso con una coltellata alla gola lo scorso primo gennaio, per poi tentare di ammazzare anche la madre, dalla quale si stava separando, dopo averla raggiunta presso l'abitazione dei genitori dove si era trasferita, a Gazzada Schianno (Varese).
Varese, uccide il figlio di 7 anni e accoltella l'ex moglie: il corpo del bimbo nell'armadio
Due denunce per maltrattamenti
È quanto emerso dagli accertamenti svolti dal presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi, alla luce di quanto accaduto.
Varese, Davide Paitoni uccide il figlio di 7 anni e accoltella la moglie
La decisione il 6 dicembre
Successivamente, prosegue il presidente del Tribunale, «l'avvocato difensore dell'indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre». Il 6 dicembre «il Gip ha autorizzato l'uomo a vedere il figlio». Relativamente alle denunce della donna ed al codice rosso, Tacconi ha precisato come «non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell'uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in Procura». Poi ha concluso: «ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione». Resta da comprendere se le denunce siano ancora bloccate in qualche cassetto della Procura di Varese, in attesa di essere esaminate. «A prescindere dal caso concreto e basando la riflessione sull'esperienza maturata nella Commissione sul Femminicidio» ha detto il Presidente Vicario del Tribunale di Milano Fabio Roia, «la violenza domestica non va mai sottovalutata e la bigenitorialità deve sempre essere sospesa in presenza di denunciate situazioni di violenza, le informazioni devono circolare» e «il 'sistema di Retè deve valutare di ritenere» chi denuncia «a rischio di violenza anche estrema».
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Chiusi nel dolore i familiari del piccolo Daniele. Il nonno paterno, 80 anni, a cui il killer ha inviato un messaggio vocale dicendo di aver fatto male al suo bambino, un whatsapp che l'uomo però non aveva nemmeno aperto, tanto che lo hanno fatto per la prima volta gli investigatori, e i nonni materni, al fianco della loro figlia devastata dal dolore. «Non riesco a parlare adesso, sono distrutto», ha detto il padre della donna. Domani Paitone si presenterà agli inquirenti per l'interrogatorio di garanzia, seppure il suo avvocato, Stefano Bruno, che oggi lo ha incontrato, ha affermato che è «difficoltoso comunicare con lui in questo momento». La lettera lasciata da Paitoni sul cadavere del figlio, piena di livore verso la moglie, potrebbe però valergli l'aggravante della premeditazione.