Vaccino, boom di prenotazioni. Le Regioni in affanno: «Ci servono più dosi»

Vaccino, boom di prenotazioni. Le Regioni in affanno: «Ci servono più dosi»
Vaccino, boom di prenotazioni. Le Regioni in affanno: «Ci servono più dosi»
di Francesco Malfetano
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Domenica 25 Luglio 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 10:59

Non accenna a placarsi “l’effetto Draghi” sulle prenotazioni dei vaccini anti-Covid. Continuano infatti a crescere, regione per regione, i numeri di coloro che si mettono in fila per ricevere la prima dose. Nel Lazio ad esempio, sono state «oltre 80 mila, quasi decuplicate nelle ultime 48 ore» ha spiegato l’assessore alla Salute regionale Alessio D’Amato. Non solo. In Friuli Venezia Giulia, in due giorni, si è passati da una media di 4 mila prenotazioni a circa 12.500. Situazione analoga in Emilia Romagna, con le prenotazioni schizzate a 3.500 al giorno, come anche nelle Marche. In Campania invece, si è registrato un più 100% in poche ore, un po’ come in Calabria. Ma numeri di questo tipo, che evidenziano la corsa agli appuntamenti, arrivano dall’intera Penisola con sfumature che variano «dal 15 al 200 per cento», come ha sottolineato il Commissario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo. 

Un’impennata facilmente ravvisabile anche nei calendari dei nuovi appuntamenti. In alcuni territori infatti le nuove prenotazioni già scavallano ampiamente il 6 agosto, ovvero la data spartiacque che segnerà l’entrata in vigore delle nuove norme sul Green Pass.

Se nel Lazio la situazione appare tutto sommato gestibile con gli appuntamenti ancora fissati entro le prime due settimane di agosto, in Lombardia ad esempio ci si prenota per i primi giorni di settembre. La situazione però in Italia è variegata perché soggetta ad un’infinità di variabili. Non solo le turnazioni del personale degli hub (particolarmente difficili ad agosto) ma anche la programmazione già fatta per i richiami, e soprattutto la disponibilità dei vaccini stessi.

Vaccino, le scorte delle Regioni

Per il momento, numeri alla mano, le scorte a disposizione delle Regioni sembrano sufficienti anche per reggere la nuova onda d’urto causata dal Green Pass. Nei frigoriferi dei centri vaccinali ci sono circa 4 milioni di dosi, di cui quasi 1,6 destinati solo agli over60 (sono fiale AstraZeneca o J&J) e il resto ad mRna (circa 500 mila dosi Modenra e 1,9 milioni Pfizer-BionTech). In più, già dalla prossima settimana, ma per tutto il mese di agosto è prevista la consegna di circa 3,5 milioni di dosi ogni 7 giorni.

Più o meno l’esatto fabbisogno attuale considerando il ritmo medio che stiamo tenendo di circa 450 mila somministrazioni settimanali. In più, a dispetto di quanto avvenuto nelle due settimane centrali di luglio, nei primi giorni del mese prossimo prenderanno a calare anche significativamente i richiami programmati e, quindi, si avranno più fiale a disposizione per le prime dosi. Non è un caso che si sta riprendendo a spingere anche con gli Open Night, che consentono di accedere alle vaccinazioni senza passare per la prenotazione.

La Liguria ad esempio, in settimana ne ha fatte 4 (con 15 mila iniezioni) e ha già messo in conto di replicare tra pochi giorni. L’idea è avvantaggiare i giovani che per ultimi hanno avuto accesso agli appuntamenti e stanno dimostrando di volersi immunizzare. Tant’è che nell’ultima settimana hanno ricevuto la prima dose o la dose unica perché guariti, quasi 350 mila under30, 118 mila dei quali giovanissimi tra i 12 e i 19 anni. Il triplo rispetto agli adulti tra i 50 e i 69 anni, i cui vaccinati negli ultimi sette giorni sono stati 124 mila. 

Con l’incremento delle prenotazioni, è ripartito anche il pressing dei governatori sul Commissario per ottenere un numero sempre maggiore di fiale. «È fondamentale un incremento delle dotazioni» ha rimarcato Alberto Cirio, presidente del Piemonte, dopo aver visto «raddoppiare» le prenotazioni. Una linea che d’altronde i governatori propugnano da tempo, sostenendo di poter facilmente spingere la media delle somministrazioni ben oltre le 450mila se solo le avessero a disposizione.

Per il momento però, i contratti e le forniture sono questi. Di più è davvero difficile fare, a meno che non si inizi a produrre i vaccini negli stabilimenti della Penisola. Una partita questa, che com’è noto è ancora apertissima. Al punto che nella serata di venerdì il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha incontrato insieme al generale Figliuolo i vertici di Moderna. I negoziati per sviluppare una produzione vaccinale italiana (non più solo l’infialamento) sono ormai a buon punto e vedranno la centralità degli stabilimenti della Catalent, distribuiti tra Anagni e la provincia di Frosinone.

 

 

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