Suicidio assistito, sì della Consulta. I medici: «Serve un pubblico ufficiale»

Suicidio assistito, sì della Consulta. I medici: «Serve un pubblico ufficiale»
di Valentina Errante
4 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Settembre 2019, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 15:34

La decisione è storica: non è più punibile chi agevola il suicidio di persone sottoposte a trattamenti di sostegno vitale e «affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili». La Corte costituzionale dopo due giorni di camera di consiglio assolve gli atti di disobbedienza civile di Marco Cappato, promossi dall'associazione Luca Coscioni. L'aiuto a Dj Fabo, cieco e tetraplegico, per morire in Svizzera, non è reato. La sconfitta è della politica: la Consulta attende che una legge arrivi, ma dopo avere concesso un anno al Parlamento è costretta a pronunciarsi, perché non vengano lesi principi costituzionalmente garantiti: l'autodeterminazione e la dignità della persona. Ma i giudici precisano: resta «indispensabile» l'intervento del legislatore. Così l'articolo 580 del codice penale, che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione sino a 12 anni, viene bocciato. «Da oggi in Italia siamo tutti più liberi, anche quelli che non sono d'accordo - commenta entusiasta Marco Cappato, il tesoriere dell'associazione Coscioni.

Fraticelli: «Amo la vita più di chiunque, ora potrò scegliere di finirla»
 



«La Corte costituzionale apre la strada finalmente a una buona normativa, per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non è attaccato a una macchina ma è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili», commenta l'avvocato Filomena Gallo che ha rappresentato Cappato davanti alla Consulta. Insorge, invece, il mondo cattolico: i vescovi italiani «esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale. La preoccupazione maggiore - si legge in una nota della Cei - è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità». E i medici cattolici si preparano così all'obiezione di coscienza.

LE CONDIZIONI
In attesa «dell'indispensabile intervento del legislatore, «per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili», la Consulta ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua, previste dalla legge del 2017. Per supplire al vuoto legislativo, dunque i giudici stabiliscono che la verifica delle condizioni richieste, ossia, «L'irreversibilità della patologia e la natura intollerabile delle sofferenze», e le modalità di esecuzione debbano essere compiute da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, «sentito il parere del comitato etico territorialmente competente».ù

I MEDICI
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, prevede una «forte resistenza» e pone una condizione: «chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico».

LE REAZIONI
Anche il pm di quel processo, Tiziana Siciliano, che già aveva chiesto l'assoluzione per Cappato, parla di un passo molto importante. Tra chi esulta c'è Mina Welby, che ora chiede una «legge per la liberta di decidere fino alla fine». E pure Beppino Englaro, il papà di Eluana, invita il parlamento a legiferare «secondo le indicazioni della Corte». Ma la sentenza divide. Non piace affatto al mondo cattolico. «Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede a una visione utilitaristica della vita umana», attacca Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita (Cei). E preoccupa i medici. Si divide anche la politica. Dalla maggioranza è il vice segretario del Pd Andrea Orlando che chiede di seguire la strada indicata dalla Consulta, nella stessa giornata in cui diversi senatori hanno presentato una proposta di legge per il suicidio assistito.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA