Spostamenti, governo ci ripensa: il via libera legato al chilometraggio

Spostamenti tra Comuni, il pasticcio del governo: servirà un altro decreto
Spostamenti tra Comuni, il pasticcio del governo: servirà un altro decreto
di Alberto Gentili
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 13:53

Il via libera agli spostamenti nei giorni di Natale, Santo Stefano e 1° gennaio è quasi cosa fatta. Anche se verranno stabiliti dei limiti: la deroga potrebbe essere concessa in base ai chilometri da percorrere per raggiungere i familiari in un altro centro, oppure solo ai Comuni limitrofi con meno di cinquemila abitanti. A dare l’annuncio, dopo la «riflessione» aperta il giorno prima, è stato da Bruxelles Giuseppe Conte: «Se il Parlamento, assumendosene tutta la responsabilità, vuole introdurre qualche eccezione per i Comuni più piccoli, consentendo una circolazione in un raggio contenuto, lo faccia. Il Parlamento è sovrano».
Il premier, nell’aprire la porta a una deroga caldeggiata da i 5Stelle, Italia Viva, parte del Pd, dall’intero centrodestra, sindaci e governatori, ha fatto riferimento al decreto del 2 dicembre attualmente all’esame della Camera, raccomandando «grande cautela e attenzione» perché «se salta l’equilibrio, rischiamo di far scatenare una terza ondata di contagi».

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Quella di Conte è apparsa una mossa astuta, studiata per dimostrare «ascolto» verso i gruppi parlamentari e allo stesso tempo scaricare sulle Camere (appunto) la responsabilità dell’allentamento delle misure.

In più, avrebbe permesso al premier di aggirare il “no” dell’ala rigorista del governo guidata dai ministri Roberto Speranza (Salute), Dario Franceschini (Cultura) e Francesco Boccia (Regioni), fermi «come sassi» sul “no” a qualsiasi deroga, «perché un Natale da “liberi tutti”, con cene e pranzi allargati a familiari non conviventi, farebbe più danni di Ferragosto».

Ma ecco che dalla Camera arriva una pessima notizia per palazzo Chigi. «Conte non conosce il timing di Montecitorio e il suo invito è inattuabile», dice un capogruppo della maggioranza, «il decreto con le misure restrittive per le Feste non è infatti neppure calendarizzato e non c’è tempo per modificarlo: ci sono da approvare, prima di Natale, la legge di Bilancio e il decreto Ristori. In più servirebbe anche il sì del Senato. Impossibile».

E siccome il presidente del Consiglio non può intervenire con un Dpcm per correggere il decreto del 2 dicembre e permettere gli spostamenti tra Comuni (vale il principio della gerarchia delle fonti legislative, un Dpcm è di rango inferiore a un decreto), il governo potrebbe essere costretto a varare un nuovo decreto che corregga quello in vigore. «Una soluzione discutibile, però ci sono precedenti come le modifiche apportate dal “Ristori bis” al “Ristori 1», spiega il costituzionalista dem Stefano Ceccanti. Ma in questo caso Conte dovrebbe andare alla guerra con Speranza, Franceschini e Boccia in un nuovo Consiglio dei ministri, senza poter passare la palla al Parlamento.

LA VIA DI USCITA
Così a palazzo Chigi e dintorni, nelle ultime ore, si sta studiando una via di uscita che sbrogli il pasticcio: inserire la deroga agli spostamenti tra Comuni con un emendamento al decreto Ristori all’esame del Senato. Ciò sarebbe possibile anche perché mercoledì prossimo l’Aula di Palazzo Madama è chiamata a votare più mozioni che caldeggeranno l’allentamento della stretta di Natale. Dunque, sull’emendamento al decreto Ristori ci sarebbe l’auspicata (da Conte) benedizione del Parlamento. «Ma è da vedere se questa soluzione sia praticabile fino in fondo», dice un capogruppo del Senato.
Insomma, il pasticcio non è ancora risolto. In più gran parte del Pd è contraria a ogni allentamento, al pari di Speranza, Boccia e Franceschini. Senza contare che l’Istituto superiore della Sanità lancia un vero e proprio avvertimento: «L’incidenza del virus è ancora troppo elevata, bisogna attendere prima di considerare un rilassamento delle misure comprese quelle della mobilità».

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