E-sigarette vietate nel Lazio: in uffici e ospedali. Giovani nel mirino

E-sigarette vietate nel Lazio: in ufficio e negli ospedali. Giovani nel mirino
E-sigarette vietate nel Lazio: in ufficio e negli ospedali. Giovani nel mirino
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 12:54

Stop alla sigaretta elettronica negli ospedali, nelle strutture sanitarie e negli studi medici del Lazio. Non si potrà svapare (vale a dire utilizzare l’e-cigarette) neppure nelle aree circostanti, nei parcheggi e nei parchi vicini agli ospedali, esattamente come già avviene per le sigarette tradizionali. Questo divieto è già effettivo in tutti gli uffici della Regione Lazio, per le strutture sanitarie si attende il completamento di un provvedimento già in preparazione all’assessorato alla Salute.

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Infine, in collaborazione con l’Istituto superiore della sanità, è stato deciso di avviare un monitoraggio, che coinvolga anche le scuole, che indaghi sull’uso di questo apparecchio tra gli adolescenti, nella fascia di età compresa tra i 13 e i 16 anni. La sua diffusione risulta già massiccia anche fra i giovanissimi e c’è preoccupazione sia perché ancora non vi sono sufficienti informazioni sugli effetti a lungo termine, sia per le sostanze con cui vengono caricati gli apparecchi, acquistate magari su internet. La scelta della Regione Lazio arriva mentre a New York il governatore Andrew Cuomo ha annunciato il primo morto dello stato come conseguenza dell’uso delle sigarette elettroniche: si tratta un diciassettenne del Bronx ricoverato due settimane fa per una malattia respiratoria legata allo svapare. Secondo i media americani sono 19 negli Stati Uniti i decessi che avrebbero un collegamento con l’uso delle sigarette elettroniche (o con le sostanze con cui erano state caricate). 

AMERICA
Cuomo dice di avere ricevuto dai medici dello stato di New York 110 rapporti di gravi malattie polmonari in pazienti nella fascia di età compresa tra i 14 ed i 69 anni. «Tutti hanno usato e-cig almeno una volta prima di ammalarsi». Va detto che ovviamente il collegamento tra malattia e sigaretta elettronica è sotto esame ma non è dimostrato. In totale negli Stati Uniti ci sono 1.080 pazienti in cui si sospetta problematiche polmonari connesse alla sigaretta elettronica. La stampa internazionale ha anche riportato l’esito di una ricerca della Nyu (New York University), svolta su un gruppo di topi cavie, secondo cui l’esposizione per lungo tempo ai liquidi della sigaretta elettronica contenenti nicotina aumenta il rischio di cancro. Il dibattito negli Usa è molto acceso, tanto che un mese fa il presidente Donald Trump aveva ipotizzato il divieto per le sigarette elettroniche, per poi frenare e parlare di maggiori controlli sulle sostanze utilizzate. «Non possiamo permettere che la gente si ammali e che i nostri giovani siano così gravemente colpiti» aveva detto Trump.

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PRUDENZA
«Abbiamo deciso di intervenire anche nel Lazio - spiega l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato - soprattutto per applicare un principio di precauzione, anche alla luce di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti. Gli esperti ci invitano a intervenire». Queste linee di azione sono state anticipate l’altro giorno nel corso della prima riunione del tavolo tecnico sulle e-cig formato da Regione Lazio e Istituto superiore di Sanità. Tra gli altri c’erano l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato, il direttore generale sanità della Regione Lazio, Renato Botti, il direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, Roberta Pacifici. Proprio al Messaggero la dottoressa Pacifici aveva spiegato: «In attesa di avere più certezze, come uomini di sanità pubblica dobbiamo puntare sulla massima cautela e sulle avvertenze ai consumatori. Trattiamola come una sigaretta tradizionale: giusto scriverci “può nuocere alla salute”, giusto vietare la pubblicità, giusto vietare l’uso nei luoghi pubblici come previsto dalla legge Sirchia. Ripeto: è necessario un atteggiamento prudenziale, in attesa di avere studi più completi. E ai ragazzi insegniamo che non tutto quello che è venduto su internet è privo di rischi, se proprio si deve consumare quel prodotto, si utilizzino i canali ufficiali e controllati».
 

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