Parolisi, permesso premio per l'assassino di Melania

Parolisi, permesso premio per l'assassino di Melania
di Teodora Poeta
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 09:20

Per Salvatore Parolisi, l'assassino della moglie 29enne Melania Rea, è il momento di poter usufruire dei permessi premio dopo 9 anni di detenzione. Tempo che per lui rappresenta quasi la metà della pena da scontare, così come previsto dalla legge per i detenuti che non risultano socialmente pericolosi. Eppure secondo i suoi difensori, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, l'ex caporal maggiore dell'esercito, poi degradato dopo la condanna definitiva a vent'anni di reclusione, non avrebbe ancora presentato al magistrato di sorveglianza la richiesta. Parolisi, insomma, starebbe aspettando per poter far valere il suo diritto.

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LA VICENDA
Scettico il fratello di Melania, Michele Rea, che dice: «Credo che chiunque dopo tutti questi anni rinchiuso, alla prima occasione utile faccia immediatamente richiesta per poter usufruire dei permessi premio anche se mi auguro con tutto il cuore che il giudice non glieli conceda. Da quando abbiamo saputo che potrebbe uscire dal carcere anche solo per qualche ora non facciamo altro che pensare a questo. La giustizia ha dei vuoti che andrebbero colmati. È inammissibile pensare che si possa togliere con tanta ferocia la vita a una persona e dopo così poco tempo tornare a condurre più o meno una vita normale, perché è questo che succederà».
Era il 18 aprile del 2011 quando Melania è stata uccisa con 35 coltellate dal marito Salvatore nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella nel Teramano. A depistare le indagini è stato proprio l'ex caporal maggiore che all'epoca aveva un'amante, sua sottoposta, alla quale aveva promesso di lasciare la moglie. Per i giudici quello fu un delitto d'impeto, ma dopo una prima condanna all'ergastolo con il rito abbreviato, la pena è stata ridotta a trent'anni in Appello e con il ricorso in Cassazione è diminuita ulteriormente a vent'anni perché è stata eliminata l'aggravante della crudeltà.

IN CELLA
Parolisi è sempre stato ritenuto un detenuto modello. In carcere ha studiato. Si è diplomato perito agrario e oggi studia per laurearsi in Giurisprudenza. Ma se col tempo è riuscito ad ottenere i permessi premio, e se la richiesta per poterne usufruire non è ancora stata avanzata, sicuramente prima o poi succederà. Non potrà invece riavere la potestà genitoriale che ha perso. Quella bambina di appena 18 mesi che secondo la ricostruzione dei giudici era in auto quando veniva commesso l'omicidio di sua madre, oggi è una bambina di quasi 11 anni che ha scelto di allontanarsi anche dai nonni paterni. Salvatore quando uscirà dal carcere non potrà avvicinarsi a lei. «Non credo che si presenti alla nostra porta per vedere la bambina. Questo è l'ultimo dei nostri problemi», conferma Michele Rea. «Per mia nipote noi ci siamo sempre stati e sempre ci saremo. C'eravamo noi il suo primo giorno di scuola. E nessun altro. Per lei non è facile, non sa tutta la verità. I pezzi della sua vita arriveranno col tempo e con l'aiuto delle psicologhe».
«L'Italia intera si è indignata per questa notizia dei permessi premio prosegue Michele Rea -. Dal 2011 ho dovuto affrontare una realtà che non mi aspettavo, ma i fatti così come sono andati realmente sono stati acclarati, parlano le sentenze. Eppure la giustizia da una parte ti dà, perché nel nostro caso ha trovato l'assassino di Melania, dall'altro ci toglie. Io posso solo dire che l'ergastolo lo abbiamo preso noi e non lui che se lo meritava per quello che ha fatto a mia sorella. Melania a noi non ce la restituirà nessuno e noi adesso, dopo 9 anni, rischiamo di vederlo già fuori».

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