Una accoglienza che non poteva passare inosservata. Fuochi d'artificio e mortaretti per dare il «benvenuto» a Vittorio Spada, nome di primo piano del clan omonimo attivo ad Ostia, al suo arrivo ad Isernia dove avrebbe dovuto scontare ai domiciliari una condanna a sette anni di carcere. Una iniziativa che ha sorpreso tutta la città ed è costata carissimo a Spada, rispedito dai magistrati nel carcere di Rebibbia, a Roma.
Spada, condannato per reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, era giunto ad Isernia la sera del 14 aprile, proveniente dal carcere di Frosinone. Per lui la comunità nomade del popoloso quartiere di San Lazzaro ha organizzato una vera e propria festa di Piedigrotta: «vistosi fuochi pirotecnici, uditi e visti in tutta la città», hanno affermato i carabinieri, anche tenuto conto del coprifuoco anti-covid. I militari dell'Arma sono arrivati sul luogo della «festa» quando era ormai alle battute finali, ma le sorprese non erano finite. I carabinieri, che erano a conoscenza dell'arrivo di Spada, hanno infatti eseguito un controllo nell'abitazione dove il capoclan avrebbe dovuto scontare la condanna e lo hanno trovato impegnato in una cena che gli stessi investigatori hanno definito «sontuosa», assieme ai suoi familiari.
Dalle indagini è emerso che i fuochi pirotecnici e la cena luculliana erano stati organizzati proprio per richiamare l'attenzione del quartiere e della città in occasione dell'arrivo di Spada. I carabinieri hanno quindi segnalato il tutto all'autorità giudiziaria. È stata la Corte d'Assise d'appello di Roma a ordinare la revoca degli arresti domiciliari e a disporre la custodia nel carcere di Rebibbia.