Virginia Raggi assolta anche in appello per il caso nomine: era accusata di falso in atto pubblico. Applausi e abbracci in aula

Virginia Raggi
Virginia Raggi
di Emilio Orlando
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Sabato 19 Dicembre 2020, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 07:55

Confermata l'assoluzione per la sindaca di Roma Virginia Raggi nel processo d'Appello per falso in relazione alla nomina (poi ritirata) nell'autunno del 2016 di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. La decisione dei giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello è arrivata dopo oltre due ore di camera di consiglio. Applausi e abbracci per la sindaca dopo la lettura della sentenza. Al termine della requisitoria di questa mattina il sostituto procuratore generale Emma D'Ortona aveva chiesto una condanna a 10 mesi di reclusione.

«Questa è una mia vittoria e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all'interno del MoVimento 5 Stelle. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio». Così la sindaca di Roma Virginia Raggi dopo la sentenza della Corte d'Appello che ha confermato la sua assoluzione nel processo per falso in relazione alla nomina (poi ritirata) nell'autunno del 2016 di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. «Chi ha la coscienza a posto non si offenderà per queste parole ma tanti altri almeno oggi abbiamo la decenza di tacere - ha aggiunto - Se vogliono dire o fare qualcosa realmente, facciano arrivare risorse e gli strumenti per utilizzarle ai romani e alla mia città.

C'è una legge di bilancio per dimostrare con i fatti di voler fare politica. Il resto sono chiacchiere». 

 

«Oggi Virginia Raggi è stata assolta. Ancora una volta. Continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te». Lo scrive il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Facebook commentando l'assoluzione della sindaca di Roma in appello. 

LA VICENDA

Condannare Virginia Raggi a 10 mesi di reclusione. È quanto aveva chiesto il sostituto procuratore generale Emma D'Ortona al processo d'Appello che vede imputata la sindaca di Roma per falso in relazione alla nomina (poi ritirata) nell'autunno del 2016 di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. Raggi, accompagnata dai difensori, gli avvocati Pierfrancesco Bruno, Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, è presente in aula. «La sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra, e ha omesso di garantire l'obbligo che Marra si astenesse nella nomina del fratello Renato» ha detto il pg nella sua requisitoria. 

Nel mirino della procura una dichiarazione che la Raggi aveva fatto alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio. La sindaca aveva detto che Raffaele Marra, nella procedura di nomina del fratello Renato alla direzione del dipartimento Turismo, aveva avuto “un ruolo meramente compilativo”. In realtà, secondo l’accusa, l’ex braccio destro, all’epoca capo del personale, avrebbe partecipato al processo decisionale.

IL CASO

M5S col fiato sospeso nel giorno della sentenza del processo di appello che vede imputata la sindaca di Roma Virginia Raggi, accusata di falso per la nomina di Renato Marra a capo dell'Ufficio direzione turismo. La data è da tempo cerchiata di rosso sul calendario del Movimento 5 Stelle, chiamato a sciogliere il rebus delle prossime elezioni amministrative. Un'eventuale condanna di Raggi, infatti, potrebbe clamorosamente riaprire i giochi sul fronte della trattativa con il Partito democratico per la ricerca di un candidato comune in vista del voto del 2021.

Anche se i dem hanno già annunciato che a febbraio si svolgeranno le primarie del centrosinistra chiudendo a eventuali alleanze con i grillini, la cui candidata - sulla carta - resta Raggi, intenzionata a presentarsi per un secondo mandato. La sentenza di domani chiarirà il futuro della prima cittadina pentastellata. Ma la partita da giocare è tutta interna al Movimento, dove la figura di Raggi resta divisiva. Roberta Lombardi, storica rivale della sindaca, non ha dubbi: «Dimissioni Raggi in caso di condanna? Dico che esiste un codice etico e anche io sono molto chiara: le regole si applicano erga omnes, non si interpretano per gli amici», risponde all'Adnkronos la capogruppo M5S in Regione Lazio e componente del Comitato di garanzia 5 Stelle. Comitato nel quale siede anche il capo politico Vito Crimi: «Vediamo cosa succede domani, aspettiamo la sentenza», si limita a dire il reggente grillino ai microfoni di Rainews24, interpellato sul destino di Raggi in caso di condanna.

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