Roma, cadaveri carbonizzati: lunedì l'autopsia. I dieci misteri che avvolgono la vicenda

Maria Corazza e la Ford Focus dove è stata trovata carbonizzata insieme a Domenico Raco.
Maria Corazza e la Ford Focus dove è stata trovata carbonizzata insieme a Domenico Raco.
di Emilio Orlando
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Sabato 15 Giugno 2019, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 20:12

Due cadaveri completamente carbonizzati in una macchina a Torvaianica, sul litorale romano. Lo sportello di guida aperto, i due corpi posizionati sui sedili opposti avanti e dietro. Forse li hanno sorpresi all' improvviso. Qualcuno potrebbe averli freddati a colpi di pistola, come una feroce esecuzione criminale. Un regolamento di conti o un avvertimento per qualcun'altro? Un errore di persona o più semplicemente un omicidio suicidio che ha avuto come movente la gelosia morbosa. Sono domande alle quali i detective della Benemerita stanno dando una risposta. 



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Con il passare delle ore l'angoscia e la paura dei residenti per un assassino che potrebbe aggirarsi nella zona si fanno sempre più percettibili. «Non riusciamo nemmeno a dormire per il timore che quei due poveretti possano essere stati assassinati da qualcuno che è ancora libero - raccontano spaventati alcuni abitanti di Torvaianica. Le modalità con cui Maria Corazza e Domenico Raco sono stati uccisi ci fa rabbrividire. Appare come un delitto legato alla criminalità». Dalle ore immediatamente successive al macabro ritrovamento da parte dei vigili del fuoco, che erano intervenuti per spegnere l'incendio dell'autovettura da dove poi è affiorato l'orrore dei due cadaveri carbonizzati, i carabinieri del reparto investigativo di Frascati e quelli della compagnia di Pomezia avevano da subito escluso la pista legata ad una faida criminale essendo le vittime incensurate e senza legami apparenti con il clan criminali che da un trentennio sono presenti sul litorale romano. Proprio la scorsa settimana tra Torvaianica e Pomezia ci sono stati trentatrè arresti legati al clan Fragalà.
 

 

Pomezia e Torvaianica come Corleone.



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Il mistero di via di San Pancrazio, una realtà rurale con qualche villa e tenuta agricola sparse qua e la per la campagna abbandonata sembra non trovare per il momento nessuna soluzione. Almeno fino a lunedì, quando gli anatomopatologi della facoltà di medicina dell'Università di Tor Vergata faranno l'autopsia su quel che rimane dei due corpi carbonizzati. Gli esami medico legali dovranno chiarire innanzitutto le cause della morte. Dopo un'accurata ricostruzione degli ultimi momenti di vita di Maria e Domenico detto “Mimmo il calabrese” sembra che i due si fossero incontrati tra Pomezia ed il luogo del ritrovamento una ventina di minuti prima dell' incendio. La collocazione temporale dei due sulla scena del crimine partirebbe dalle 8.25 circa fino alle 8.38 ora in cui è stato notato l' incendio della Ford Focus dagli abitanti della strada che hanno chiamato allarmati i vigili del fuoco. Tutto si sarebbe svolto nel giro massimo di una ventina di minuti. Un' azione rapida da professionisti, che se venisse esclusa del tutto l' ipotesi dell' omicidio suicidio si aprirebbero altri scenari, legati ad ambiti criminali. “Mimmo il Calabrese” in passato è stato impiegato come vigilantes in un istituto di sicurezza privata, ma l' arma che aveva in dotazione l' aveva rivenduta. (in foto Maurizio Di Natale, convivente di Maria Corazza).


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Maurizio Di Natale compagno della donna e padre di una ragazzina di quattordici anni avuta con Maria Corazza ha un alibi di ferro. Per tutta la giornata di ieri è stato sentito dagli investigatori coordinati dalla procura della Repubblica di Velletri come persona informata sui fatti. La sua versione sui sui spostamenti di venerdì mattina, è stata confermata anche dai colleghi di lavoro che hanno avvalorato il suo alibi. Un uomo distrutto dal dolore per la perdita della compagna con la quale conviveva da vent'anni. Maurizio Di Natale, è conosciuto da tutti come un gran lavoratore, persona perbene molto attivo sul lavoro ma non troppo da tralasciare la famiglia. Cosa sia successo in quei drammatici minuti rimane ancora un rebus. Le uniche telecamere di sicurezza della zona erano fuori uso. Gli ingegneri informatici forensi esamineranno le conversazioni delle chat dove le vittime avevano messaggiato con alcuni parenti. I cellulari di Maria e Domenico non sono stati repertati sulla scena del crimine. 

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