Roma, odissea al drive in del Forlanini per il tampone: «Nove ore e mezza di attesa e un solo bagno chimico non sanificato»

Roma, odissea al drive in del Forlanini per il tampone: «Nove ore e mezza di attesa e un solo bagno chimico non sanificato»
Roma, odissea al drive in del Forlanini per il tampone: «Nove ore e mezza di attesa e un solo bagno chimico non sanificato»
di Simone Pierini
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 11:11
Nove ore e mezza in macchina da sola in attesa di un tampone. È la storia vissuta da Federica lunedì 31 agosto al drive in del Forlanini a Roma. Federica è una ragazza romana tornata dalle vacanze in Sardegna, vissute nel sud dell’isola. Non ha frequentato la Costa Smeralda, tantomeno i locali finiti al centro dell’attenzione di queste settimane per l’esplosione del contagio. A Leggo ha raccontato il suo rientro, la scelta di fare il tampone e la sua esperienza, tutt’altro che felice: «Sono andata a farmi il tampone prescritto dal mio medico di base con ricetta dematerializzata - dice Federica - Sono andata al drive in del Forlanini, sono arrivata alle 12,30 e sono riuscita a fare il tampone alle 22, quindi dopo 9 ore e mezza di attesa in fila».



Una fila infinita vissuta senza potersi allontanare dal veicolo, per non perdere il posto e non frenare la colonna di auto che si era formata. E un solo bagno a disposizione di tutti in condizioni pietose. «Durante l’attesa, essendo sola in macchina non ho mangiato niente, non ho bevuto niente e non sono andata in bagno - racconta - a disposizione c’era solo un bagno chimico in pessime condizioni e non sanificato. Un vero controsenso visto che eravamo tutti lì per un tampone, quindi a rischio di essere positivi».



Per i cittadini c’era una sola postazione con medici e infermieri a lavorare senza sosta. A loro Federica ha riservato solo elogi per l’incessante lavoro svolto e la gentilezza mostrata nei confronti di chi come lei ha passato infinite ore in attesa. «La situazione è stata paradossale - aggiunge Federica - immagino solo quanto possa essere stata esausta e stanca l’equipe di medici e infermieri che facevano i tamponi. Alle ore 21,55 hanno aperto una seconda postazione per smaltire le persone più velocemente, ma ormai io ero arrivata. Nonostante il disagio, la gente in fila si è dimostrata estremamente composta ed educata».

Una situazione che non va incontro alla buona volontà di chi facoltativamente sceglie di fare il tampone. «Così si disincentiva il senso civico della gente - denuncia la ragazza - Perché se una persona decide di andare volontariamente a fare il tampone e si ritrova in queste condizioni è assolutamente controproducente. Per fortuna pioveva, non oso immaginare con il sole e il caldo cosa sarebbe successo».
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