Usurai arrestati, la gang pronta a sfruttare la crisi coronavirus. Sequestrati assegni e cambiali per un milione di euro

Usura
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di Emilio Orlando
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Venerdì 15 Maggio 2020, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 08:10

L'allarme usura, la pratica che consiste nel prestare soldi ad interessi altissimi fino a “strozzare” chi ne usufruisce, storicamente condannata sin dall'antica Grecia da Aristotele e Platone, passando la Bibbia che ne vietava la pratica, fino al Corano che lo considera il quinto peccato, torna attuale ai tempi del Covid.
Erano pronti a sfruttare la crisi economica provocata dal locdown per l'emergenza Coronavirus, per estendere i loro tentacoli e stringere la mora dell' usura su commercianti, picoli imprenditori e persone in difficoltà finanziaria. E' quanto sta emergendo dalla maxi inchiesta indagine del commissariato Primavalle, che ha smantellato una rete di usurai senza scrupoli che non esitavano a appropriarsi dei attività commerciali, appartamenti, terreni e beni di valore a chi non rientrava dei prestiti concessi con interessi che sfioravano il 300% annuo. Macchine di grossa cilindrata, case in Sardegna, gioielli e denaro contante e cambiali per un milione di euro, occultati dell'organizzazione nel posti più inprobabili, come intercapedini sotto i pavimenti, in nascondigli ricavati sotto i piatti delle doccie o nella blindatura delle porte.

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GOMORRA AL QUARTACCIO

Un tesoretto, illecitamente accumulato vessando e minacciando centinaia di donne ed uomini che si erano rivolti ai sei arrestati per piccoli prestiti ad usura e che avevano trasformato la loro vita in un inferno, con metodi quasi estorsivi e di espropriazione violenta di tutti i loro beni. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Lucia Lotti e condotta dagli investigatori della giudiziaria del primo dirigente Tiziana Lorenzo del commissariato di Primavalle ha aperto uno spaccato drammatico dell'economia della Capitale, dove anche Confindustria e le associazioni di categoria dei commerciati avevano già lanciato l'allarme.  ll quartier generale dove la banda, composta da Romolo e Daniele Zaccari, Giuliano Candidi, Danilo Mocavini, Francesca Torres e Gianfranco Conti, si trovava in un bar a Torressina dove i malviventi arrestati si facevano chiamare i "finanziatori" dei commercianti ed era il luogo in cui avvenivano i primi contatti con gli usurati e dove venivano elargite le somme di denaro. Alcuni dei componenti della banda erano stati in passato promotori ed agenti finanziari per conto di banche ed istituti di credito.  Un sistema che in poco tempo ha eroso l'economia della zona, dove i sodali del gruppo, socialmente pericolosi avevano costretto al fallimento ed alla bancarotta un imprenditore di Ladispoli titolare di una catena di articoli per ferramenta. Le indagini della polizia proseguono per individuare altre vittime cadute nella rete degli usurai di Primavalle. 

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