Scuola bollente, troppe occupazioni e proteste. L'allarme dei presidi: «Anno a rischio»

scuola_occupazioni_roma
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di Lorena Loiacono
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 07:59

Sono una trentina le Superiori occupate nelle ultime settimane e il rischio è che, per dicembre, la scuola sia praticamente agli sgoccioli: «Le scuole in occupazione – denunciano i presidi - torneranno in classe non prima di una settimana». E poi ci sarà lo sciopero del prossimo 10 dicembre, per tutti. 
Dirigenti e professori stanno assistendo insomma ad un’escalation continua: a Roma non passa giorno, ormai, in cui non venga occupato un istituto. Anzi, in alcune giornate la protesta invade tre o quattro scuole per volta. 
Com’è accaduto ieri mattina: la Polizia è stata chiamata su più fronti a controllare le mobilitazioni affinché non degenerassero, contemporaneamente sono stati occupati l’istituto Darwin di via Tuscolana, l’agrario Sereni sulla Prenestina (fuori dal Gra) e l’Avogadro della zona Trieste. 
Non solo. In protesta anche le scuole occupate martedì scorso: dal Mamiani in zona Prati, al Cavour in zona Colosseo, fino al Meucci sulla Tiburtina e al Kant a Centocelle. Che cosa sta accadendo? 


Da ottobre ad oggi sono ben 27 le scuole occupate ma nella pratica anche di più, visto che in alcuni casi (come al Nomentano e all’Archimede) la protesta ha travolto sia la sede centrale che le succursali. I ragazzi lamentano soprattutto i disagi degli orari scaglionati e la mancanza di spazi sociali. Ma così, calendario alla mano, la didattica salta per settimane.
Le scuole in occupazione da lunedì scorso andranno avanti almeno fino a domenica. «Una volta liberata la scuola, sarà necessaria la sanificazione – spiega la preside del Mamiani, Tiziana Sallusti – andranno via altri due giorni.

Poi c’è la festività dell’8 dicembre: passerà almeno un’altra settimana prima di riuscire a riprendere le lezioni». Si torna quindi il 9, ma il 10 è sciopero e molte scuole aderiranno. C’è poi il rischio dei contagi che tengono le scuole sotto scacco, di quarantena in quarantena: «Abbiamo chiesto alla Asl se, per rientrare, è il caso di fare tamponi a tutti – continua la Sallusti – aspettiamo la risposta. La situazione è pericolosa, ai miei ragazzi dico che ci rendiamo conto del loro desiderio di socialità ma non è questo il modo di esprimerlo: chiudersi dentro e lasciare fuori qualcun altro non è il modo di cercare il dialogo». 

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