Roma, al via la Quadriennale d'Arte: oltre 300 opere di 43 artisti per riflettere su come siamo e come vorremmo essere

Cinzia Ruggeri, Stivali Italia, 1986
Cinzia Ruggeri, Stivali Italia, 1986
di Valeria Arnaldi
5 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Ottobre 2020, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 22:19

L’Italia raccontata come “stivale” ma con il tacco, in salita sulla scala, a simboleggiare l’ascesa delle donne e la fatica che ad essa si accompagna, in “Stivali Italia”, opera realizzata nel 1986 da Cinzia Ruggeri, che limita la “scalata” a pochi gradini a fare di ogni passo una denuncia. L’arte che riflette se su stessa, invita alla meditazione e alla partecipazione, in una “chiamata” diretta all’osservatore, negli interventi, pennarello su carta, di Giuseppe Chiari eseguiti nel 1999: «Forse tu sei centrale e questo foglio è al margine».  I simboli “svuotati” di Caterina De Nicola: monumentali libri che mantengono solo la forma di se stessi. Le lettere mescolate, confuse, forse anche nascoste, ma dal messaggio chiaro, dirompente, di Raffaella Naldi Rossano: “We Are the Granddaughters of the Witches You Were Never Able to Burn (Noi siamo le nipoti delle streghe che non siete mai riusciti a buciare).

 

È una riflessione ampia e articolata sul “momento” contemporaneo, tra problematiche, carenze, promesse non mantenute, paure, ma anche emozioni intense, perfino “tentazioni”, quello composto nel percorso dell’edizione 2020 della Quadriennale d’arte, intitolata “Fuori”, a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, ospitata da oggi al 17 gennaio a Palazzo delle Esposizioni e, grazie alla sponsorizzazione di Gucci, main partner, visitabile gratuitamente durante l’intero periodo di apertura.  

Organizzata dalla Fondazione La Quadriennale di Roma, presieduta da Umberto Croppi, e dall’Azienda Speciale Palaexpo, presieduta da Cesare Pietroiusti, l’esposizione guida passo e sguardo in un’immersione nell’attualità, ribadendo il potere dell’arte come strumento di denuncia e indagine, ma guardando anche al ruolo di Roma sulla scena contemporanea, per recuperarne la centralità.

Sono pure i numeri a “misurare” vocazione e ambizione del progetto: oltre quattromila i metri quadri di esposizione, per un totale di più di 300 opere di 43 artisti, da Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi a Monica Bonvicini, da Isabella Costabile a Petrit Halilaj e Alvaro Urbano e molti altri, presenti con sale monografiche, nuove opere, installazioni. Una varietà di nomi, visioni e tecniche che si fa specchio della scena italiana e la racconta attraverso più linguaggi, con contaminazioni, tra pittura, scultura, fotografia, ma anche musica, video, teatro, design, architettura, danza.

Così il “fuori” del titolo si manifesta come filosofia: è fuori che si vuole guardare, fuori dai limiti del noto e delle categorie, fuori dagli stereotipi e dalle regole, fuori dai propri “confini”, emotivi, spaziali, nazionali, per proiettarsi in una dimensione altra, che è Arte, con la maiuscola della sua assolutezza, ma mantenendo salde le radici. E “fuori”, nel momento che stiamo vivendo, diventa anche un auspicio, forse promessa. «La Quadriennale, ritornata alla sua vocazione di istituzione chiamata a indagare, ricercare e restituire la creatività italiana del presente, sarà senza dubbio un pilastro della ricostruzione culturale nazionale», dice Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Ecco allora che l’iter espositivo, precisato su mappa per garantire il rispetto delle norme di contenimento del coronavirus, prosegue, di sala in sala, in continui salti tra il passato e il presente, con la tensione al futuro. Ad essere rappresentata è la storia - e con essa la filosofia - della Quadriennale di Roma, con l’attenzione al nuovo e alle espressioni alternative a quelle maggiormente rappresentate. Ma evidente è l’attenzione al domani, come oggetto di narrazione e, appunto, prospettiva. Nel mezzo, temi cardine della ricerca artistica di secoli.

Sono monumenti alla sensualità della materia quelli immortalati da Lisetta Carmi, nelle fotografie delle statue sepolcrali del cimitero di Staglieno, a Genova, tra i più noti d'Europa. Ma tra i suoi scatti, c’è anche la vita, illustrata nelle fasi del parto. C’è il ritratto di sé, che è altro dall’autoritratto, di Francesco Gennari, che supera la forma, la “dimentica”, per approdare all’essenza e tentare di comunicarla. C’è il rapporto tra luce e spazio indagato da Nanda Vigo in un gioco di riflessi, che è moltiplicazione e quindi anche dispersione dell’immagine. C’è il racconto dell’eroe, nelle fatiche di un Ercole contemporaneo, in “Zeus Machine. L’invincibile” di Zapruder Filmmakersgroup. C’è la fascinazione - vera e propria seduzione - dei costumi teatrali di Sylvano Bussotti. E c’è molto altro. Ogni sala è una narrazione personale che, in dialogo con le altre, compone un itinerario coinvolgente, in una sorta di crescendo emotivo, tra sguardi, ossessioni, desideri, percezioni.

Arricchiscono l’iter, alcuni progetti speciali. Al piano Zero, principale evento collaterale, la mostra “Domani Qui Oggi” a cura di Ilaria Gianni, evento conclusivo del Premio AccadeMibact, dedicato agli under28 che studiano o si sono formati in una Accademia di Belle Arti, promosso dal MiBACT. Non solo. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale affianca la Quadriennale attraverso un progetto inedito di promozione e documentazione audiovideo della mostra. E la Banca d’Italia, effettua un’apertura straordinaria della sala che ospitava l’ingresso al Bal Tic-Tac, locale decorato da Giacomo Balla e inaugurato nel 1921 accanto al Palazzo delle Esposizioni.  

Un viaggio alla scoperta di ciò che siamo e vorremmo essere. E di ciò che crediamo - o speriamo - di poter diventare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA