Gianmarco Pozzi, una rete di pusher e narcotrafficanti romani dietro la morte del pugile a Ponza

gianmarco pozzi_pugile_morto
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di Emilio Orlando
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Giovedì 26 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 08:02

Una rete di spacciatori e narcotrafficanti dietro il giallo della morte del pugile Gianmarco Pozzi. La cocaina partiva da Roma e Napoli e, su motoscafi potenti, arrivava a Ponza. Le indagini della Procura di Cassino, che hanno portato in manette otto narcos, sono iniziate dopo il delitto ancora irrisolto del campione di kickboxing. Il fiorente business dello spaccio di droga sull’isola pontina, che rendeva più di 150mila euro al mese, avveniva intorno al Blue Moon, un locale considerato il cuore della movida dell’arcipelago pontino, il cui titolare (Vincenzo Pesce) è stato arrestato. Tutti gli indagati, secondo i carabinieri della compagnia di Formia, erano legati a “Gimmy”, trovato cadavere con numerosi segni di violenza sul corpo nel mese di agosto in una piccola intercapedine vicino all’appartamento che condivideva con altri coinquilini, nei pressi del centro di Ponza. Per i familiari della vittima si è trattato di omicidio volontario,da parte di più persone, che avrebbero inscenato un successivo depistaggio, facendo trovare il corpo in un posto diverso rispetto a dove è avvenuta l’esecuzione, la mattina del 9 agosto 2020: nelle campagne di Santa Maria a Ponza.

Il giovane era sull’isola perché lavorava al Frontone e al Blue Moon, due storici locali di Ponza. Le reticenze e l’omertà che hanno avvolto sin da subito la torbida vicenda, hanno per svelato un collegamento tra il narcotraffico e la morte di Pozzi ponendo lo spaccio come elemento collaterale: droga che invece avrebbe armato la mano degli assassini.


Il giudice per le indagini preliminari ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare per Alessio Lauteri, coinquilino di Gianmarco nell’appartamento a Ponza, Antonino Iaria, Ciro Monetti (di Afragola in provincia di Napoli), Angelo Monetti di Napoli, Vincenzo Pesce gestore del del locale Blue Moon di Ponza dove lavorava la vittima, Manuel Morgia, Marco Brinchi e Antonio Piscopo. Indagato a piede libero Ivano V.

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