Roma, Pietro Genovese torna in libertà: nel 2019 investì e uccise due ragazze su Corso Francia

Nello schianto nella zona di Corso Francia morirono Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. A luglio l'uomo ha concordato in appello una condanna definitiva a 5 anni e quattro mesi

Roma, Pietro Genovese torna in libertà: nel 2019 investì e uccise due 16enni
Roma, Pietro Genovese torna in libertà: nel 2019 investì e uccise due 16enni
2 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Ottobre 2021, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 14:12

Nel 2019 investì e uccise due ragazze di 16 anni: Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Adesso Pietro Genovese, 20enne romano, torna in libertà

Leggi anche > Molesta sessualmente 26 donne: disoccupato romano 31enne chiamava le vittime fino a 30 volte al giorno

Nella notte del 21 dicembre 2019, Genovese, investì e uccise in zona Corso Francia le due giovani e adesso i giudici della Corte d'Appello di Roma hanno disposto, così come previsto dalla legge per le sentenze passate in giudicato, che torni libero.

Il giovane, che era gravato della misura dell'obbligo di dimora, deve attendere ora la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che dovrà decidere su come fare scontare il residuo pena, circa 3 anni e 7 mesi.

Genovese l'8 luglio scorso, infatti, ha concordato in appello una condanna definitiva a 5 anni e quattro mesi essendo accusato è di omicidio stradale plurimo.

IL COMMENTO DELLA FAMIGLIA DI CAMILLA ROMAGNOLI

«La famiglia Romagnoli, ancora affranta dal dolore, preso atto con doveroso rispetto della decisione della Corte d'Appello, si augura soltanto che il Tribunale di Sorveglianza valuti con serenità, serietà e rigore l'istanza di affidamento al servizio sociale allargato che proporrà il condannato».

Lo affermano, tramite il legale Cesare Piraino, i familiari di Camilla Romagnoli, la 16enne investita e uccisa assieme all'amica Gaia Von Freymann, da Pietro Genovese, tornato oggi in libertà.

Il tribunale di Sorveglianza è chiamato a valutare «il gravoso problema se il condannato, che dovrebbe espiare ancora poco meno di quattro anni di reclusione, abbia serbato un comportamento tale da consentire il giudizio che l'affidamento in prova, eventualmente da concedere, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati», concludono i familiari

© RIPRODUZIONE RISERVATA