Roma, aveva cento auto intestate ma per il fisco era un fantasma: arrestato il re dei prestanome

Roma, aveva cento auto intestate: arrestato il re dei prestanome
Roma, aveva cento auto intestate: arrestato il re dei prestanome
di Franco Pasqualetti
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Mercoledì 4 Dicembre 2019, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 09:00
A guardare l’elenco delle auto che aveva intestate si poteva pensare a un multimilardario. E invece lui, Piergiorgio Guarino, era un fantasma. Invisibile per il Fisco, il Pra e, soprattutto, per i vigili. Per anni gli agenti della Municipale hanno provato a cercarlo. Per notificargli migliaia di euro di multe accumulate negli anni. Sessanta semafori rossi, più 800 passaggi nella Ztl, 425 divieti di sosta. Sono solo alcune delle infrazioni che il fantasma della Capitale ha collezionato in cinque anni di onorata carriera.

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A mandarlo sotto scacco è stata una bolletta del gas. Già, perché Guarino, pensionato trasteverino era uno metodico: ritirava la pensione sempre allo stesso sportello, il medesimo giorno del mese sempre tra le 10 e le 11.30. Il pagamento della bolletta, volutamente ritardato dagli impiegati dello sportello (d’accordo con i vigili che gli stavano addosso) ha fatto così scattare il blitz. Quando si è visto quegli agenti del nucleo speciale, voluto dal comandante Antonio Di Maggio, era anche sorpreso: «Che volete?». Portato al comando ha capito che la pacchia era finita: 111 veicoli intestati. Tra questi c’erano 12 porsche, 30 mercedes, 14 Bmw, 2 Corvette e persino una Lamborghini Aventador verde mela.

Il suo compenso per intestare questo parco auto degno del sultano del Brunei? «Cento euro a veicolo», spiegano dal comando della municipale. Lui il fantasma era uno che di auto si intendeva: nella vita ha sempre fatto il commerciante di automobili e lavorava a braccetto con autosaloni e importatori compiacenti. Ora le indagini si allargano ai proprietari delle vetture intestate al fantasma. Per loro c’è il rischio del sequestro veicolo e una maximulta da 2500 euro. Per Guarino si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia: il ricercato sconterà la pena inflitta a seguito di una sentenza emessa mesi fa, ma che finora non era stata eseguita in quanto irreperibile dal 2016.
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