A Roma, grandi fotografi illustrano il Paese nell'emergenza sanitaria: Palazzo Barberini apre nuovi spazi per la mostra "Italia In-Attesa".

Francesco Jodice, Falansterio, Colosseo #000, Roma 2020
Francesco Jodice, Falansterio, Colosseo #000, Roma 2020
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 23:06

Inattesa, come l’Italia delle piazza deserte durante il lockdown, ma anche “in attesa”, come la scena culturale del Paese, tra musei, teatri e luoghi culturali chiusi per l’emergenza della pandemia qui rappresentati nel desiderio di riaprirli. E poi a unire i due significati, inaspettata e attesa, come la sorpresa di nuovi spazi espositivi aperti per la prima volta al pubblico, con le sale che vanno ad arricchire il percorso di visita di Palazzo Barberini e nuovi progetti.

Giocano tra aspettativa e meraviglia le chiavi di lettura della mostra “Italia In-Attesa. 12 racconti fotografici”, che riunisce lavori commissionati dal Mibact a dodici fotografi italiani, differenti per generazione, stile, percorso, al fine di creare un archivio visivo dell’Italia durante l’emergenza sanitaria. Il percorso sarà visitabile da domani al 13 giugno negli spazi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini. O meglio, nei “nuovi” spazi. Sono ben tre quelli aperti per la prima volta al pubblico. Ecco allora la Sala delle Colonne, il cui attuale aspetto si deve al cardinale Francesco Barberini  - 1597-1679 - che vi volle esporre la sua collezione di antichità. Ed ecco le Cucine Novecentesche - in origine, tra 1635 e 1642, qui era la “stanza del leone”, dove era tenuto uno degli animali esotici nella Villa - ora adibite a spazio espositivo. Fino ad arrivare alla Serra ottocentesca nei giardini del Palazzo, dove troverà poi sede la Caffetteria del museo.

In mostra, oltre cento lavori di “big” dell’obiettivo come Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, nonché Ilaria Ferretti, che firma una vera installazione con tanto di “colonna sonora” dei suoni uditi nelle zone nelle quali scattava le foto. E ancora, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge.

Scatto dopo scatto, progetto su progetto, i fotografi illustrano il momento che stiamo vivendo, riflettendo dunque sul tempo, di fatto sospeso, attraverso la rappresentazione dello spazio, inusitatamente vuoto. Paesaggi urbani ed extra-urbani, musei, teatri, spazi vicini e lontani, aree ben note, familiari ai fotografi ma anche monumenti simbolo dell’intero Paese si offrono così come spunto per una rilettura del periodo, e, attraverso di essa, pure per guardare in modo nuovo al domani. La “cronaca” fa da sfondo e pretesto. Il Paese emerge nella sua bellezza e nella ricchezza del patrimonio, tra architettura, arte, natura, attraverso sguardi e percorsi differenti, punti di vista personali che sollecitano riflessioni e domande. Storie che si intrecciano a comporre una narrazione articolata.

Olivo Barbieri riflette sullo spazio e sulla capacità dell’arte di comporre orizzonti, con “La camera degli sposi”, a Palazzo Ducale a Mantova, che, sottolinea Barbieri, «affrescata da Andrea Mantegna tra 1465 e il 1474 è una macchina per pensare il mondo, senza dover essere nel mondo. Un tentativo di realtà aumentata anticipato». Silvia Camporesi approfondisce la “solitudine” associata al distanziamento. Mario Cresci guarda ai mutamenti nella vita quotidiana. Pure Guido Guidi. Paola De Pietri ricerca il vuoto “oltre” la folla, così porta la sua macchina fotografica nelle grandi mete del turismo di massa, come Rimini e Venezia, che, per la mancanza di persone, sembrano quasi ombre di se stesse, proiezioni immaginifiche.

La “sospensione” viene indagata anche attraverso i suoni, pure questi in fondo nuovi grazie al silenzio che consente di riscoprirli  - e, in mostra, alla tecnologia dei Qr Code - nel lavoro di Ilaria Ferretti, dai “rumori” della notte all’abbaiare di alcuni cani in lontananza, dal suono delle campane a Gubbio e dei versi dei rondoni allo scorrere dell'acqua di un torrente poco distante.  La natura è pure al centro della ricerca di Antonio Biasiucci, che nei ceppi degli alberi individua figure antropomorfe, soggetti archetipici, che invitano a meditare sul rapporto tra uomo e natura.

Roma è la grande protagonista degli scatti di Andrea Jemolo, dal Pincio ai luoghi della Dolce Vita, in un vuoto che valorizza la bellezza dei siti ma comunica anche un senso di inquietudine. E ancora, Francesco Jodice, con un inusitato «reportage realizzato dal divano e dal satellite», dal Colosseo a Corviale, dalle Vele di Napoli allo Zen di Palermo. Poi, Allegra Martin, sulla dimensione non scontata del tempo e la suggestione di un eterno presente, Walter Niedermayr che riflette sulle prospettive della sostenibilità, e George Tatge, con la sua “Umbria smarrita”, tra piazze e vie senza persone ma forse pure per questo cariche di emozione, deserte ma mai “vuote”.

L’esposizione, curata da Margherita Guccione, Carlo Birrozzi, Flaminia Gennari Santori, è promossa dal Mibact nell’ambito del progetto “2020 FermoImmagine” per la valorizzazione della fotografia, che prevede anche la mostra “Città sospese. I siti italiani Unesco nei giorni del lockdown”, che sarà a breve inaugurata a Palazzo Poli, e  la call “Refocus” per fotografi under40, in collaborazione con Triennale di Milano e Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, per illustrare l’Italia con le restrizioni dettate dal contenimento dell’epidemia.

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