Ergastolano con troppa libertà: "Marcellone" della Magliana beccato a Ostia con pregiudicati. Torna in cella

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di Emilio Orlando
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Martedì 23 Febbraio 2021, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 08:56

Era in giro come un cittadino qualunque, nonostante dovesse scontare la condanna all’ergastolo. Marcello Colafigli, alias “Marcellone” esponente della frangia originaria della Banda della Magliana insieme ad Abbatino e Toscano, è stato arrestato nelle scorse ore perché in compagnia di alcuni pregiudicati di Ostia.
Si tratta di un killer senza scrupoli, che insanguinò la Capitale negli anni della Magliana. L’esponente di spicco della “bandaccia” (oggi 67enne) beneficiava del regime di semilibertà. Un beneficio che la legge consente agli ergastolani che hanno mostrato buona condotta, dopo aver scontato gran parte della pena. 


Ma non è la prima volta che Colafigli viene sorpreso in compagnia di pregiudicati, violando le restrizioni e l’indicazione di non frequentare chi ha avuto problemi con la giustizia. Violazione che ora è costata al “Bufalo” la revoca del beneficio. Colafigli ha ispirato appunto il personaggio del “Bufalo” nel film “Romanzo Criminale”. Partecipò a numerosi omicidi nella guerra di mala con Antonio Mancini detto “l’accattone”, guerra che scoppiò nel 1981 dopo l’esecuzione in via Donna Olimpia, a Monteverde, nella cosiddetta faida dei “pesciaroli” dove venne assassinato Maurizio Proietti, boss della Magliana ritenuto responsabile della morte di Franco Giuseppucci a cui “Marcellone” era molto legato. Dopo la feroce esecuzione, quando Colafigli venne arrestato, chiese all’agente che sedeva accanto a lui sulla volante: «È morto quell’infame che ha ammazzato Franco mio?».
Gli spostamenti nella zona di Casal Palocco, dove vive la sorella e le persone con cui si accompagnava Colafigli, originario della provincia di Rieti, erano monitorati dai detective del distretto Lido che hanno più volte annotato le sue frequentazioni.

Gli atti sono stati così inviati al Tribunale di Sorveglianza, che ha aggravato la misura rispedendo “Marcellone” in carcere.

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