Roma, Da "Tempo barocco" a "Back to nature", un trionfo di nuovo mostre da vedere, tra pittura, fotografia, scultura, installazioni.

Guido Reni, Le quattro stagioni (foto su concessione del Ministero della Cultura Museo e Real Bosco di Capodimonte)
Guido Reni, Le quattro stagioni (foto su concessione del Ministero della Cultura – Museo e Real Bosco di Capodimonte)
di Valeria Arnaldi
10 Minuti di Lettura
Domenica 16 Maggio 2021, 18:45

Pittura, scultura, fotografia: numerose le mostre, appena inaugurate, a sottolineare la vitalità della stagione espositiva capitolina. 

TEMPO BAROCCO A PALAZZO BARBERINI

Ore e stagioni, nella percezione quotidiana. Vanitas, come monito, a ricordare la fragilità dell’essere umano. Passato, come memoria. Ed eternità, anche dei sentimenti, come proiezione. Di più, ambizione. Nel mezzo, le “misure” del tempo per scadenzare, ricordare, riflettere, forse sollecitare. È la vita, tra quotidianità ed essenza,  prospettive e timori, di fatto, il cuore della mostra “Tempo barocco”, a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, presentata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica nella sede di Palazzo Barberini, fino al 3 ottobre. Tema di indagine e narrazione, come si evince dal titolo, infatti, è il tempo - o meglio la sua visione e la sua rappresentazione - anche come ossessione di un fluire da tentare di rallentare, domare e come istante da rendere invece senza fine. L’arte porta al centro della meditazione lo scorrere delle ore e dei giorni, concentra l’attenzione sulla teatralizzazione del momento e indaga pure la sopravvivenza delle stesse “forme”, tra miti e allegorie.

Allestito nel nuovo spazio mostre delle Gallerie al piano terra del museo – 8 sale per un totale di 750 metri quadri completamente restaurati, inaugurati proprio con questo evento – il percorso si snoda attraverso quaranta opere di maestri della cultura barocca, da Pietro da Cortona a Gian Lorenzo Bernini, da Valentin de Boulogne a Nicolas Poussin, da Anton Van Dyck a Domenichino, da Andrea Sacchi a Guido Reni, nonché orologi d'epoca.  Artisti italiani e stranieri, che perlopiù hanno vissuto a Roma nel corso del Seicento,  testimoniano l’attenzione per il concetto di  tempo - forse sarebbe meglio dire, la sua attrazione - e la cura per la sua misurazione. La riflessione sul “momento” si fa celebrazione dell’emozione, costruzione scenica dell’istante rappresentato, ricerca di empatia. L’istante può, forse deve, essere fatto monumento se l’uomo vuole conquistare l’eternità, sembra essere la visione degli artisti. La storia dell’arte stessa, d’altronde, è anche storia degli “sguardi” e delle visioni degli uomini. Si spazia così dalla raffigurazione del Tempo come figura mitica, a partire da rapporti di Crono con Cupido - laddove il Tempo è mostrato mentre taglia le ali all’amore - fino alla personificazione delle Ore. E ancora, dal desiderio della “giustizia” del Tempo, in grado di rivelare la Verità, fino al tema della Vanitas, che ricorda all’uomo alla precarietà dell’esistenza. Si giunge poi alla meraviglia, che è libero fluire dell’emozione in un istante chiamato, dall’arte, a farsi “per sempre”.

ALLA GALLERIA D’ARTE MODERNA, "LA RIVOLUZIONE DEGLI EUCALIPTI"

E il tempo torna a farsi chiave di lettura e metamorfosi nella mostra “La rivoluzione degli eucalipti” di Nina Maroccolo, speciale progetto espositivo, a cura di Plinio Perilli, ospitato alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, fino al 29 agosto. Non una semplice mostra, ma una articolata installazione, composta da fotografie e piccole opere. Il tempo qui è “misurato” dai mutamenti visibili nella natura e in particolare, sulla corteccia degli eucalipti, con i loro molti e mutevoli colori. Realizzata nell’ambito delle iniziative per l’Earth Day, prevista per lo scorso anno - quando si sarebbero celebrati i cinquant’anni dall’istituzione della ricorrenza internazionale, avvenuta nel 1970 - l’esposizione, a causa di pandemia e lockdown, è stata rimandata a quest’anno e, nonostante lo slittamento, si è scontrata con una sorta di dimensione “sospesa” del tempo. In un’epoca di forti limitazioni, attraverso lo studio degli alberi l’iter si fa così indagine di una sorta di movimento “immobile”.  Alle foto che documentano i differenti colori degli eucalipti si affiancano strutture totemiche e mandala ricreati mediante gli scarti vegetali dell’eucalipto, per riflettere sulla bellezza viva della Natura.

BACK TO NATURE. ARTE CONTEMPORANEA A VILLA BORGHESE

Verde in primo piano ma anche come teatro. Il parco di Villa Borghese ospita la seconda edizione di “Back to Nature. Arte Contemporanea a Villa Borghese”, a cura di Costantino D’Orazio. che, dopo il fortunato debutto del progetto, nell’autunno 2020, torna a sollecitare passo e sguardo, in Villa, attraverso nuove installazioni appositamente realizzate da grandi protagonisti della scena internazionale, da Loris Cecchini a Leandro Erlich, da Michelangelo Pistoletto - il suo intervento sarà visibile da metà giugno - a Marinella Senatore e altri.  Nel percorso, concentrato tra parco dei Daini e piazza di Siena, pure il museo Bilotti, con la mostra “Arte e Natura. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea”, a cura di Antonia Arconti, Ileana Pansino e Daniela Vasta, visitabile fino al 19 settembre. Le installazioni nel Parco sono studiate per “dialogare” con il verde ma anche con gli edifici e la storia del luogo. E per farsi scenario di eventi speciali. Il progetto vede, infatti, la collaborazione con il Conservatorio di Musica Santa Cecilia, promotore del programma di performance musicali che animeranno il festival, con appuntamenti nel fine settimana. L’iter è vario. Così Loris Cecchini, in “Arborexence”, usa 350 elementi in acciaio per comporre nuove ramificazioni su uno degli alberi del parco. Leandro Erlich, invece, con “Window & Ladder”, sviluppa il tema della “cornice” come guida e sollecito per gli occhi, realizzando una finestra sospesa nel vuoto, cui si appoggia una scala, per rinnovare lo sguardo sulla Villa. La finestra offre una nuova prospettiva sul parco, facendosi cornice di preesistenti elementi architettonici. Ancora, Giuseppe Gallo medita sul tema degli “Eroi”, guardando pure alle loro fragilità. Marzia Migliora, in “Staccando l’ombra da terra”, crea una suggestiva altalena tra canne d’organo installate a ricordare le sbarre di una cella. Il movimento dell’altalena si traduce in “musica”. L’opera trae ispirazione dalle suggestioni emerse da un ciclo di incontri e corrispondenze, ancora in atto, tra l’artista e un gruppo di donne in carcere a Rebibbia. Non solo. Un’altra altalena, in contemporanea al percorso in Villa, è stata collocata all’interno della sezione femminile del carcere di Rebibbia. Poi, Pietro Ruffo, con “Migrante”, sorta di disegno scultoreo, e Marinella Senatore, con “Assembly”, palco che chiama alla partecipazione, con il monumentale invito “Dance first, think later”, ossia “Danza prima, poi pensa”, citazione da Samuel Beckett. Senza dimenticare gli interventi, con tessuti a maglia sugli alberi, di Accademia Aracne. E il digital project “How to hear the universe in a spider/web: A live concert for/by invertebrate rights” di Tomas Saraceno: chi fotografa un ragno all’interno di Villa Borghese, può inviarlo attraverso la App Arachnomancy per avere così la possibilità di ascoltare un concerto in modalità binaurale.

Da metà giugno, poi “Terzo Paradiso - 100 panchine per Roma” di Pistoletto. Alla fine della manifestazione le panchine saranno distribuite tra piazze, biblioteche e parchi di periferia.

"ARTE E NATURA. OPERE DALLE COLLEZIONI CAPITOLINE DI ARTE CONTEMPORANEA" AL MUSEO BILOTTI

Decisamente ricco il percorso dell’esposizione "Arte e Natura. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea" al museo Bilotti, che propone opere dalle collezioni capitoline, appunto, dai primi decenni del XX secolo fino ai nostri giorni. In primo piano, sempre il dialogo arte e natura. L’iter va da lavori di Gianfranco Baruchello a Giosetta Fioroni, da Alfredo Jaar a Felice Levini, ancora Olivo Barbieri, Lorenzo Durantini, Giulia Napoleone, Alberto Vannetti e molti altri, messe pure in relazione con autori attivi nella prima metà del Novecento, come  Benedetta Cappa Marinetti, Fausto Pirandello, Umberto Prencipe, Enrico Coleman, Onorato Carlandi. Ecco allora, la rappresentazione dell'infinito di Maria Lai, le visioni cosmiche di Giulio Turcato e Alberto Di Fabio, la veduta del Parco dei Daini a Villa Borghese di Alessandra Giovannoni, ma anche interventi tridimensionali di Renato Mambor, Piero Fogliati, Ines Fontenla. E una sezione di video d’artista, sul tema dell’acqua, individuati in collaborazione con il Centro Ricerche Documentazione Arti Visive della Sovrintendenza.

ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE, "TOTA ITALIA. ALLE ORIGINI DI UNA NAZIONE"

Non mancano mostre che consentono di indagare fasi della storia del Paese e della città.  Scuderie del Quirinale, fino al 15 luglio, ospita “Tota Italia. Alle origini di una Nazione”, a cura di Massimo Osanna e Stéphane Verger, che con oltre 400 reperti racconta la prima grande unificazione della Penisola all’epoca di Augusto, partendo da genti e tradizioni di epoca romana, per poi indagare incontro, confronto e ibridazione sotto le insegne di Roma. In mostra, statue, elementi di arredo, produzioni ceramiche. A fare da trait d’union, proprio la varietà dei popoli italici prima dell’unificazione romana. Al centro del progetto, dunque, gli aspetti sociali, culturali e artistici caratterizzanti la variegata composizione etnica della Penisola. Tema cardine del percorso, anche la guerra, illustrata attraverso oggetti iconici o grandi fregi figurati. Un’occasione per valorizzare il patrimonio museale italiano, grazie a prestiti di ben trentasei tra Musei Statali e Civici nonché Soprintendenze di Stato, dal Veneto alla Calabria. Così, ad esempio, il Trono decorato a rilievo delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, il Ritratto di Augusto con il capo velato del Museo Archeologico Nazionale delle Marche, il Busto di Ottavia Minore del Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo alle Terme. E ancora, il Corredo della “tomba dei due guerrieri”, conservato presso il Museo Archeologico Melfese “Massimo Pallottino” ma anche la Cista portagioielli con iscrizione in latino arcaico del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma  e il Rilievo con scena di battaglia tra un cavaliere greco e un persiano custodito presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

VILLA TORLONIA: AL CASINO DEI PRINCIPI, "KATY CASTELLUCCI. LA SCUOLA ROMANA E OLTRE"

Ambiente, ricerca e sodalizio degli artisti della Scuola Romana, sono uno degli elementi portanti dell’esposizione “Katy Castellucci. La Scuola romana e oltre”, a cura di Claudia Terenzi e Fabio Benzi, che, al Casino dei Principi a Villa Torlonia fino al 10 ottobre, riunisce circa cento opere, tra dipinti, gouaches e disegni dell’artista, ripercorrendo l’intero iter creativo e illustrando pure l’ambiente artistico nel quale operò e le amicizie con personalità come Ziveri, Mafai, Fazzini, Scipione. Tra le più sensibili interpreti della Scuola Romana, Katy Castellucci, nata sul Lago di Como, trasferitasi a Roma - senza dimenticare un soggiorno di due anni a Parigi in cui si mise alla prova come danzatrice - Castellucci indaga il mondo femminile e familiare in modo intimo, proponendolo in una luce alternativa a quella del tempo, ma non solo. Il percorso spazia dai ritratti ai paesaggi, dalle nature morte ai nudi femminili, fino alle composizioni astratte. Numerosi gli autoritratti che permettono di seguire l’evoluzione del suo stile ma anche del suo sguardo. Il primo, del 1935, è “Autoritratto alla finestra”, opera simbolo della sua prima personale, tenutasi nel 1936 presso la Galleria della Cometa. Nell’opera, Castellucci si ritrae dietro un vetro. L’espressione è quasi timida. Nel tempo, i suoi autoritratti diventeranno più indagatori, lasciando emergere con sempre maggiore forza la sua personalità e la ricerca di “dialogo” con l’osservatore. Le sue visioni ma anche le immagini che dell’artista e del suo mondo restituiscono i suoi amici documentano pure le difficoltà delle donne nel mondo dell’arte, al tempo, nonché la determinazione di Katy Castellucci, donna libera, non interessata alla competizione ma all’espressione di emozioni e pensieri, consapevole però della diversa attenzione del pubblico alle opere femminili. Importante lo spazio dedicato ai disegni. Dopo aver spaziato tra tonalismo, neocubismo, anche astrattismo, a partire dagli anni Cinquanta Katy Castellucci si è allontanata dal mondo delle mostre. Si è spenta a Roma nel 1985, all’età di ottant’anni. Il nipote Alessandro Pagliero, tra i promotori dell’esposizione, sta lavorando all’istituzione di un archivio per riunire la produzione dell’artista.

"PROVE DI LIBERTÀ" AL MAXXI E POI A CINECITTÀ

Dalla storia alla “cronaca” di città e momento. “Prove di libertà” è il titolo della mostra di scatti di Riccardo Ghilardi, organizzata da Camilla Cormanni per Istituto Luce Cinecità, curata da Martino Crespi, ospitata presso il Maxxi, fino al 6 giugno, e, a seguire, a Cinecittà, fino al 31 luglio 2022. L’esposizione illustra “Il lockdown del cinema italiano”, con una serie di immagini di sale forzatamente vuote, a causa delle misure anti-Covid, ma anche ritratti di protagonisti del nostri cinema, realizzati proprio nei mesi del lockdown, da Margherita Buy ad Alessandro Gassmann, da Matteo Garrone a Ferzan Ozpetek, fino a Carlo Verdone e molti altri. Un modo per riflettere sul periodo che stiamo vivendo. Racconta Ghilardi: «Era il 12 marzo quando attraversando le strade vuote mi sono trovato a passare davanti alla casa di un amico caro, prima che un attore meraviglioso. Non ho resistito a citofonargli per salutarci a distanza e scambiarci emozioni. Ho scattato la prima fotografa, diversa da tutti i ritratti “comodi” a cui ero stato abituato nel mio percorso artistico. Cosi è nata l’idea di questo lavoro. Un “manifesto” del cinema che attende con ansia, studia, si prepara e non vede l’ora di ripartire».

Uno e più modi per riflettere su emozioni, pensieri, limiti ma anche sfide di momento, Paese, arti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA