«La riapertura di Barberini? Hanno fatto prima a isolare il Coronavirus». Viaggio tra i passeggeri dopo 319 giorni di chiusura

Foto: Paolo Pirrocco/Ag.Toiati
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di Nico Riva
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Mercoledì 5 Febbraio 2020, 09:18

«Mi sento come Neil Armstrong sulla Luna, ho taggato pure la Raggi su Instagram». Sono le 5,30 e Matteo esulta così. E' stato il primo ad uscire dalla stazione Barberini ieri, di corsa per andare a lavoro. «Ma finalmente non devo fare due chilometri per arrivare in ufficio». Un entusiasmo che sa tanto di rabbia, condiviso da parecchi concittadini. La “felicità” è nulla rispetto alle lamentele. Un coro unanime si è alzato sugli scalini della metro rediviva: «Finalmente! Era ora. Ma non è abbastanza». 

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Praticamente tutti hanno sottolineato il fatto che dopo ben 319 giorni la tanto attesa riapertura di Barberini è solo parziale. «Per l’altra metà ci vorrà un altro anno? Son rientrata a Roma da due anni ma vorrei scappare», confessa sconsolata Teresa, disoccupata di 62 anni. Ancor più duro il giudizio di Eugenia, insegnante di inglese 49enne: «È una fregatura. Un caos totale. Per me che son romana è un disagio, immagino che per i turisti lo sia ancor di più». 

La stazione Barberini aveva chiuso i battenti lo scorso 23 marzo, per un guasto alle scale mobili. Tra lavori di manutenzione, rinvii, tentativi e ritardi, son passati quasi undici mesi, ma i collaudi continuavano a dare esito negativo. Fino a questo primo spiraglio di luce e la riapertura (solo in uscita) della stazione. Il 4 febbraio 2020 è dunque una data da segnare nel calendario? Per Silvia, impiegata, sì. «Non stapperò una bottiglia, perché son astemia, ma sicuramente festeggerò». C’è chi poi guarda alla Cina: «A Wuhan hanno costruito un ospedale in 10 giorni, qui mezza scala in un anno. Hanno fatto prima a isolare il Coronavirus... che vergogna», tuona Valerio, studente di 24 anni.
 



Anche gli stranieri sono increduli. Gengis, 32enne arrivato da Istanbul a Roma un anno fa: «Oggi sono felice, ma non del tutto. È una strana sensazione. La chiusura di Barberini mi ha costretto perfino a cambiare casa». 
Infine, sbuca dal nulla una testimonianza inaspettata. Amke, ventenne belga per la prima volta in città, ha confessato: «Non sapevo cosa aspettarmi da Roma, ma sono piacevolmente sorpresa. E per quanto riguarda i problemi della metro: diciamo che in Belgio la situazione è simile». Paese che vai, disagio che trovi. 
 
 

 

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