Roma, propaganda jihadista sul web: arrestato egiziano per terrorismo internazionale

Oltre all'attività che svolgeva sul web, l'uomo era stato inoltre avvistato più volte, insieme ad un altro indagato, nell'area turistica del Vaticano.

A Roma è stato arrestato un egiziano di 37 anni, accusato di terrorismo internazionale e addestramento con finalità di terrorismo.
A Roma è stato arrestato un egiziano di 37 anni, accusato di terrorismo internazionale e addestramento con finalità di terrorismo.
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Giugno 2022, 15:35

Inviava messaggi di propaganda jihadista a favore di una vasta comunità virtuale di utenti. Il responsabile è un egiziano di 37 anni che è stato arrestato dai carabinieri di Roma per i reati di terrorismo internazionaleaddestramento con finalità di terrorismo. Dalle prime indagini, è emerso che l'egiziano svolgeva la mansione di combattente virtuale per conto dello Stato Islamico, il cosiddetto "jihad della penna", e così sono scattate le manette. 

Leggi anche > Roma, nuova colonna di fumo altissima: rogo in mattinata

Oltre all'attività che svolgeva sul web, l'uomo era stato inoltre avvistato più volte, insieme ad un altro indagato, nell'area turistica del Vaticano.

Dai dati raccolti, è stato accertato che l'uomo diffondeva sul web prodotti mediatici di natura apologetica, video ad alta valenza evocativa e aggiornamenti sui "successi" delle campagne di insorgenza nei territori di conflitto. Inoltre, lanciava appelli ai proseliti per colpire nei territori di origine, anche in Occidente. Tale strategia aveva la duplice finalità di combattere i miscredenti (coloro che non professano la religione musulmana) e gli apostati (coloro che non professano il salafismo-jihadista, quindi compresi i regimi del mondo musulmano, giudicati corrotti) e di vincere la contesa globale contro il proprio rivale di maggiore consistenza, vale a dire al Qaeda. 

 Le pagine social media maggiormente esposte al pubblico venivano inondate di messaggi violenti e di propaganda jihadista, con la finalità da un lato di esaltare i sostenitori del jihad e dall'altro di attirare una vasta platea di coloro che per la prima volta si affacciavano a questa errata interpretazione dell'lslam.

Dalle indagini è stato possibile stabilire come l'indagato, grazie all'accesso che gli era garantito a canali Telegram gestiti dagli organismi mediatici ufficiali di Stato Islamico, ha più volte condiviso con altri utenti documenti di vero e proprio addestramento militare, dove impartiva istruzioni sul maneggio delle armi da fuoco, sulla fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati e sulle procedure operative e tattiche per la messa in atto di attacchi terroristici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA