Roma, allarme cocaina killer a San Basilio: cinque morti in sette giorni

Roma, allarme cocaina killer a San Basilio: cinque morti in sette giorni
Roma, allarme cocaina killer a San Basilio: cinque morti in sette giorni
di ​Sofia Unica
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Martedì 10 Marzo 2020, 08:04

Cinque morti sospette a San Basilio nel giro di sette giorni. L’ultima domenica sera, quando il trentacinquenne Alessio Fucci è stato trovato cadavere dalla madre nell’appartamento al civico 21 di via Montegiorgio. Tra le ipotesi al vaglio della polizia quella di una partita di cocaina killer che ha provocato i decessi dei cinque uomini quasi tutti legati ai clan che nella rocca forte dello spaccio di Roma sud est gestiscono il narcotraffico. 

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Gli investigatori non escludono che possano essere stati gli stessi capi piazza a mettere in giro la droga mortale per eliminare personaggi scomodi che in qualche modo potevano testimoniare riguardo le dinamiche criminali che regolano lo spaccio a San Basilio. Proprio Alessio Fucci, che veniva impiegato come vedetta dai clan Marando e Pupillo su via Corinaldo era stato irretito, secondo chi indaga, nella filiera dello spaccio di cocaina. 

Il cadavere di Fucci, riverso a terra bocconi è stato trovato dalla madre che ha dato l’allarme alla polizia. Al Tiburtino dove negli ultimi mesi sono state messe a segno da polizia e carabinieri numerose operazioni antidroga che hanno in parte indebolito i clan dello spaccio, le famiglie Marando e pupillo operano ancora con diversi sodali e parenti che ancora intimidiscono e tengono le file delle vendite al dettaglio di stupefacenti, avvalendosi anche di delinquenti della mafia albanese a cui hanno appaltato il controllo delle piazze. 

«Le famiglie dei Marando e Pupillo e gli altri gruppi criminali che operano nella zona - denuncia il sacerdote coraggio Don Antonio Coluccia impegnato in prima linea contro le narco mafie nella Capitale - operano nella zona con le modalità tipiche delle organizzazioni criminali organizzate intimidendo gli abitanti e minacciandoli quando questi ultimi fanno segnalazioni alle forze dell’ordine».

Le inchieste della direzione distrettuale antimafia, e del procuratore capo Michele Prestipino hanno messo più volte in luce come le modalità intimidatorie ed estorsive siano sempre più violente e che l’uso delle armi è ormai consuetudinario anche nei confronti di soggetti deboli.
 

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