Primavalle, fuochi artificiali dei boss per far sapere che la coca è arrivata

Primavalle, fuochi artificiali dei boss per far sapere che la coca è arrivata
di Emilio Orlando
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Lunedì 25 Maggio 2020, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Un paio di raffiche di fuochi d’artificio che durano pochi secondi. Il cielo che si colora e si illumina a giorno. Una festa patronale, una ricorrenza o un compleanno? Nulla di tutto questo. L’evento si ripete almeno due volte a settimana poco prima della mezzanotte. È il messaggio in codice dei  boss del narcotraffico che gestiscono lo spaccio a Primavalle. Di cosa si tratta? I capi delle organizzazioni vogliono far sapere ai sodali e ai pusher che la cocaina è arrivata.
 L’accostamento dei fuochi pirotecnici alla droga è confermato anche dagli investigatori delle forze di polizia che nel corso delle indagini svolte nel quartiere si erano imbattuti in questo “spettacolo” pirotecnico. Il video è esclusivo. I lampi colorati ed gli spari provengono dal cuore del Quartaccio. Un punto strategico, visibile a 360 gradi non solo dal quartier generale di “Domma Imma” ma anche dalle tre torri di via Guido Calcagnini, via Paolo Emilio Sfrondati, via Numai e via Commendone. 
La batteria di fuochi, che rompe il silenzio su via Andersen al Quartaccio, secondo gli investigatori della Questura è indirizzata  a diversi destinatari: i tossicodipendenti, i clan affiliati e rivali ma è anche un tono di sfida alle Istituzioni. Stilemi ed usanze della camorra, importate anche al Quartaccio, Primavalle e Montespaccato, che come confermano le recenti inchieste della direzione distrettuale antimafia sono le residenze storiche di clan affiliati alla criminalità organizzata, Gambacurta, Nicitra, Salvatori, Vastante, Salvucci che hanno creato il modello piazza di spaccio come a Scampia. 
Le recenti operazioni antidroga come quella battezzata dagli investigatori “Donna Imma” che ha smantellato un’organizzazione di pusher verticistica in stile “Gomorra” o quella messa a segno dai carabinieri nei palazzoni delle case popolari, nella zona soprannominata “Bronx” dove venivano impiegate ragazzine e ragazzini nella filiera dello spaccio.

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